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Matteo Messina Denaro, il fiancheggiatore risponde al Gip: “non sapevo fosse lui”

"A me è stato presentato come Francesco. Se avessi saputo chi era, sarei stato un pazzo ad accompagnarlo"

“Non sapevo fosse lui. Se l’avessi saputo sarei stato un pazzo ad accompagnarlo, ma non lo sapevo“. È quello che avrebbe detto Giovanni Luppino, il commerciante di olive che ha condotto in auto Matteo Messina Denaro alla clinica di Palermo “La Maddalena” per essere sottoposto a cure chemioterapiche. L’uomo, arrestato per favoreggiamento aggravato, ha risposto al gip nel corso dell’interrogatorio di garanzia.

Non si è avvalso, dunque, della facoltà di non rispondere Giovanni Luppino nel corso dell’udienza di convalida davanti al gip di Palermo, Fabio Pilato. Luppino è stato arrestato lunedì scorso in fragranza assieme a Matteo Messina Denaro, latitante da 30 anni, che con l’identità di Andrea Bonafede si è presentato alla clinica La Maddalena di Palermo per essere sottoposto a una seduta di chemioterapia. Luppino, difeso dall’avvocato Giuseppe Ferro, è accusato di favoreggiamento aggravato e procurata inosservanza della pena. “A me è stato presentato come Francesco, cognato di Andrea Bonafede. È stato quest’ultimo a presentarmelo e – riferisce il legale riportando alcuni passaggi delle risposte di Luppino – per spirito di solidarietà mi sono prestato ad accompagnarlo a Palermo per la seduta di chemio“. Al gip che gli ha chiesto se lo avrebbe accompagnato ugualmente sapendo la reale identità il legale riferisce che Luppino ha risposto: “Solo un pazzo poteva accompagnarlo sapendo che era Matteo Messina Denaro. Per me era Francesco è solo lunedì al momento del blitz dei carabinieri mi è stato detto chi fosse“.
L’udienza si è svolta nel carcere palermitano di Pagliarelli. A rappresentare l’accusa il pm Pierangelo Padova che ha chiesto la convalida dell’arresto e la misura cautelare del carcere.

La difesa si è opposta sostenendo, tra le altre cose, che il fatto non costituisce reato. Il gip ha convalidato l’arresto.


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