Matteo Messina Denaro è stato trasferito nel carcere di massima sicurezza de L’Aquila. Lo ha confermato il procuratore di Palermo, Maurizio De Lucia, rispondendo a TgSky24.
“Non parlerei di covo – ha detto –, ma della residenza di un soggetto che conduceva una vita tutto sommato normale e che utilizzava l’abitazione per vivere e come punto di partenza per recarsi a Palermo e sottoporsi alle cure. Così – ha aggiunto – continuiamo a cercare quei luoghi in cui potrebbe esserci documentazione di nostro interesse. In questo caso si tratta di un’abitazione che ci consente di farci una idea su come viveva il boss e viveva bene…”.
“Abbiamo le nostre riserve sul fatto che possa essere passato inosservato a Campobello di Mazara. Non c’è molta differenza tra le immagini che avevamo a nostra disposizione e l’uomo che abbiamo individuato e poi arrestato. Ma non abbiamo ricevuto alcun segnale dal territorio, del resto non ci aspettavano gare in questo senso…” ha detto ancora il procuratore di Palermo. Matteo Messina Denaro “riteneva che il rischio di essere scoperto fosse limitato. Era vanitoso, si curava molto, ama le buone relazioni con la gente… altri latitanti erano lontanissimi dal farsi fotografare, lui no, ma i profili del carattere hanno inciso”.
L’obiettivo ora è “identificare la rete” che lo ha protetto e ha garantito la latitanza di Matteo Messina Denaro, ha ribadito a SkyTg24 il procuratore di Palermo. E già sono stati compiuti i primi passi, con l’arresto dell’autista Giovanni Luppino, l’incensurato commerciante di olive, bloccato ieri insieme con il boss nella clinica di Palermo. Mentre è indagato il medico di Campobello di Mazara che “ha consentito al boss di curarsi sotto falsa identità e dunque era inevitabile indagare questo aspetto”. E “ci sono altri accertamenti“, ha proseguito. Le verifiche sulla documentazione acquisita punta ricostruire nel breve periodo “la rete dei suoi affari immediati“, ma l’obiettivo nel lungo periodo “è ricostruire tutto il suo percorso di latitanza e non solo degli ultimi due anni”.
Matteo Messina Denaro “è sicuramente il punto di riferimento di Cosa nostra trapanese, ma è anche il detentore di una significativa parte dei segreti dell’organizzazione, è a conoscenza di una serie di dinamiche di alto livello, con specifico riferimento agli eventi stragisti di cui è stato assolutamente protagonista”. Un “patrimonio di conoscenze“, ha detto ancora de Lucia a SkyTg24, “ma non sappiamo quale sviluppo avranno i contatti con lui“, ha aggiunto.
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