Dalle prime luci dell’alba i Carabinieri del Comando Provinciale di Palermo stanno conducendo una vasta operazione antimafia in esecuzione di 181 provvedimenti restrittivi disposti dal Gip del Tribunale di Palermo e dalla Direzione Distrettuale Antimafia della locale Procura della Repubblica. Gli arrestati sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, tentato omicidio, estorsioni, consumate o tentate, aggravate dal metodo mafioso, associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, favoreggiamento personale, reati in materia di armi, contro il patrimonio, la persona, esercizio abusivo del gioco d’azzardo, e altro. Nel corso delle indagini è venuto a galla che i boss continuavano a impartire ordini dal carcere attraverso cellulari criptati di ultima generazione per le proprie comunicazioni riservate.
Blitz antimafia: 183 provvedimenti restrittivi in corso di esecuzione
La nuova mafia infatti utilizza anche cellulari criptati di ultima generazione per le proprie comunicazioni riservate. Addirittura alcuni boss avrebbero “comunicato” in questo modo dal carcere. È quanto emerge dal blitz antimafia dei carabinieri coordinato dalla Procura di Palermo che ha portato, nella notte, all’arresto di 181 persone accusate a vario titolo di titolo di associazione per delinquere di tipo mafioso, tentato omicidio, estorsioni, traffico illecito di sostanze stupefacenti, favoreggiamento personale, reati in materia di armi, contro il patrimonio, la persona, esercizio abusivo del gioco d’azzardo.
I militari del nucleo operativo del Reparto operativo hanno intercettato due indagati che per un guasto hanno fatto ricorso a un altro apparecchio criptato. Ma nel corso di questa operazione, tentando di memorizzare i contatti, di fatto hanno “svelato” agli investigatori i nomi degli interlocutori. Tra questi i boss e i vertici dei mandamenti di Tommaso Natale-San Lorenzo, di Santa Maria di Gesù e di Porta Nuova tra cui Nunzio Serio, detenuto e reggente del mandamento mafioso di San Lorenzo-Tommaso Natale, Francesco Stagno, il calabrese Emanuele Cosentino, referente nel traffico di droga, Tommaso Lo Presti, boss del clan di Porta Nuova, Guglielmo Rubino, reggente di Santa Maria di Gesù, Cristian Cinà, della famiglia di Borgo e Giuseppe Auteri, a quel tempo latitante.
L'operazione, che ha interessato anche altre città italiane, è volta a disarticolare i mandamenti mafiosi della città di Palermo e provincia, in particolare quelli di "Porta Nuova", "Pagliarelli", "Tommaso Natale - San Lorenzo, "Santa Maria del Gesù" e "Bagheria".
“Cosa nostra sembra in fase di sommersione ma le indagini dimostrano che è attiva e presente sul territorio e dialoga con strumenti e tecnologie innovative. Sono centinaia le persone attive nell’organizzazione criminale che fa affari e cerca di ricostruire il proprio esercito”. Lo ha detto il procuratore capo della Repubblica di Palermo, Maurizio de Lucia, durante la conferenza stampa al comando provinciale dei carabinieri di Palermo.
“Cosa nostra è lungi dall’avere abbandonato le pretese di ricostruzione della rete con cui per decenni ha esercitato il proprio dominio sul territorio. A questo proposito, proprio dalle indagini della procura di Palermo, emerge un dato: l’estrema debolezza del circuito penitenziario dell’Alta sicurezza che è deputato ai mafiosi che non sono sottoposti al regime del 41 bis. Di fatto il regime dell’alta sicurezza è assoggettato alle organizzazioni criminali”: lo ha detto il procuratore nazionale antimafia, Giovanni Melillo. “Queste indagini della Procura di Palermo, per le quali mi congratulo anche con le forze dell’ordine – ha aggiunto – impone di aprire una riflessione profonda sul regime carcerario e dell’alta sicurezza in particolare”.
“È stata indagine complessa, durata circa du anni, che conferma le attività tipiche dell’organizzazione mafiosa tra cui l’attività estorsiva. In questo ambito sono state una cinquantina le estorsioni, tra tentate e consumate, mentre solo un paio le denunce”. Lo ha detto il generale Luciano Magrini, comandante provinciale dei carabinieri di Palermo nel corso della conferenza stampa sugli arresti nell'operazione antimafia compiuta stamattina, che ha visto impegnati sul campo oltre 1000 carabinieri. “Nel corso delle perquisizioni – ha aggiunto - sono stati trovati una pistola calibro 7,65, alcune munizioni, circa 100 mila euro in contanti, 400 grammi di cocaina e vario materiale informatico. Sequestrati in due anni inoltre una ingente quantità di sostanze stupefacenti tra cui 43 kg di cocaina e circa 8,5 kg di hashish".
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