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Messina Denaro, Gip: “disse all’autista “È finita””. Su Luppino coltello a serramanico e pizzini di “estremo interesse “

“Il Luppino ha concluso le sue dichiarazioni sostenendo di essersi reso conto della vera identità del Messina Denaro soltanto a seguito dell’intervento dei Carabinieri, quando aveva chiesto al tale Francesco se cercassero lui, ottenendo in risposta le testuali parole: 'Sì, è finita'" scrive ancora il gip Fabio Pilato

“Nel caso di specie, non v’è dubbio che il Luppino abbia consapevolmente e diligentemente adempiuto a tale mansione fiduciaria (autista, ndr), poiché in tal senso depongono le acquisizioni investigative… Invero, basterebbero le semplici qualità soggettive del Messina Denaro ad escludere la versione che questi possa essersi affidato ad un ignaro ‘quisque de populo’, incontrato di sfuggita sei mesi addietro, ed avvalorare la tesi accusatoria che il Luppino sia stato prescelto per uno spostamento ad alto rischio, proprio in virtù della massima fiducia che il capo mafia riponeva in lui”. Così si legge nell’ordinanza emessa dal gip di Palermo, Fabio Pilato, con cui dispone la misura cautelare del carcere nei confronti di Giovanni Luppino, arrestato assieme al boss Matteo Messina Denaro, lunedi scorso alla clinica La Maddalena di Palermo, dove il boss alias Andrea Bonafede doveva sottoporsi ad una seduta di chemioterapia. Il gip ha accolto in pieno le richieste della Procura durante l’udienza di convalida che aveva invece sottolineato la pericolosità e la vicinanza col boss,  escludendo la “casualità”.

“Il Luppino ha concluso le sue dichiarazioni sostenendo di essersi reso conto della vera identità del Messina Denaro soltanto a seguito dell’intervento dei Carabinieri, quando aveva chiesto al tale Francesco se cercassero lui, ottenendo in risposta le testuali parole: ‘Sì, è finita‘” scrive ancora il gip Fabio Pilato.

“Ma al di là di ogni considerazione logica, sono le risultanze investigative a fornire il dato decisivo, nella misura in cui il possesso del coltello e dei due cellulari, entrambi tenuti spenti ed in modalità aereo, suggeriscono che il Luppino fosse talmente consapevole dell’identità del Messina Denaro da camminare armato e ricorrere ad un contegno di massima sicurezza per evitare possibili tracciamenti telefonici” prosegue l’ordinanza. Il coltello di Luppino era a serramanico e della lunghezza di 18,5 centimetri. “Si segnala, al riguardo – prosegue il Gip – la particolare accortezza dimostrata dal Luppino che ha posto i cellulari in modalità aerea prima di spegnerli, nell’evidente tentativo di innalzare al massimo il livello di cautela e riserbo onde evitare che gli apparecchi si agganciassero alle celle telefoniche di zona, così consentendo la mappatura dello spostamento”.

Il concreto e attuale pericolo per l’acquisizione o la genuinità della prova nell’ambito di una indagine ancora in corso e il pericolo di fuga sono gli ulteriori motivi per cui il gip dispone la misura cautelare del carcere: “Nessun’altra misura all’infuori del carcere – scrive – è dunque idonea a contenere le esigenze cautelari sopra rappresentate, ivi compresa la meno afflittiva degli arresti domiciliari con braccialetto elettronico che lascerebbe comunque all’indagato uno spazio eccessivo di movimento”.

Giovanni Luppino aveva con sè anche “una lunghissima serie di biglietti e fogli manoscritti con numeri di telefono, nominativi e appunti di vario genere, dal contenuto oscuro e di estremo interesse investigativo” rivela ancora il gip. Si tratta, aggiunge in un altro passaggio dell’ordinanza, di “numerosi pizzini dal contenuto opaco che potrebbero schiudere lo sguardo a nuovi scenari”.


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