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Micro e piccole imprese in difficoltà schiacciate da tassi di inflazione e credito. I dati

Il lavoro presentato oggi all’assessore regionale all’Economia, Marco Falcone

L’inflazione a gennaio 2023 in Sicilia segna un incremento del +11,9. I prezzi al consumo di elettricità, gas e altri combustibili registrano una crescita del +65,4%, E a giugno 2022, per quanto riguarda il costo del credito, il tasso applicato alle Mpi si attesta all’8,33% sopra di 399 p.b. rispetto al tasso del 4,34% applicato alle medio-grandi e si rischia un impatto sul costo del credito per le Mpi siciliane di 178 milioni di euro. E se economicamente le imprese vanno sostenute, non è un buon dato leggere che le Amministrazioni comunali dell’Isola impiegano in media 46 giorni per effettuare un pagamento e questo posiziona la Sicilia tra le prime tre regioni d’Italia con tempi più dilatati. Sono questi alcuni dei numeri chiave contenuti nel primo report 2023 stilato dall’Osservatorio economico di Confartigianato Sicilia. Una fotografia in chiaro scuro che, se da un lato mostra numeri allarmanti, dall’altro sottolinea come in Sicilia, nonostante le difficoltà, si è registrata una piccola crescita del numero di imprese, di cui molte artigiane, a conferma del fatto che lo spirito imprenditoriale non viene meno e la voglia di fare impresa non manca.

Il report è stato presentato questa mattina all’assessore regionale all’Economia, Marco Falcone, nell’ambito dell’iniziativa “A colloquio con…”.

“Abbiamo scelto di presentare il nostro report all’assessore regionale all’Economia – hanno spiegato Daniele La Porta e Andrea Di Vincenzo, rispettivamente presidente e segretario di Confartigianato Sicilia – perché le nostre imprese lavorano con grandi difficoltà e non possiamo non illustrare i nostri dati ed esprimere le nostre preoccupazioni a chi gestisce le casse della nostra Sicilia. La Regione fa tanto, ma spesso questo tanto non è cucito sulle esigenze delle nostre imprese. Dal bonus energia, che per ottenerlo è requisito necessario avere il Durc in regola (Durc che in questo momento di difficoltà molte aziende arrancano ad ottenerlo) al Fondo ripresa Sicilia che vede escluse proprio le Mpi”.

L’assessore Falcone si è impegnato a valutare un nuovo bando che possa aprire le porte anche alle micro e piccole imprese, così come ha preso l’impegno di accorciare i tempi dei pagamenti della pubblica amministrazione chiedendo un nuovo focus a distanza di un anno. Stesso discorso, per un processo di sburocratizzazione della macchina amministrativa.

“Priorità per il governo Schifani è la vicinanza al tessuto produttivo della Sicilia, con l’obiettivo di avviare una nuova fase espansiva della nostra economia – ha detto l’assessore Falcone –. Stiamo intervenendo innanzitutto per migliorare le tempistiche sui pagamenti della Regione, così da allinearci alla media del resto d’Italia. Già a dicembre scorso abbiamo impresso un cambio di passo, aumentando e velocizzando la mole di liquidazioni espletate dalle Ragionerie centrali, con cui lavoriamo per aumentare ulteriormente l’efficienza. Per altro verso, occorre puntare sempre più sulle politiche regionali del credito, per contenere l’impatto della crescita dei tassi di interesse e assicurare liquidirà alle imprese. Attraverso l’Irfis abbiamo già avviato diverse misure di sostegno finanziario alle imprese siciliane e stiamo, inoltre, valutando di reperire nuove risorse per rafforzare le azioni in campo”.

LA FOTOGRAFIA – ECCO UNA LETTURA DEI DATI DEL REPORT, PIÙ NEL DETTAGLIO

PIL. Nel 2022 il PIL siciliano segna un +2,4%. Per il 2023 si prevede un rallentamento del trend (-0,4%), con un valore del PIL che resta al di sotto del livello pre-pandemia (-2,1%).

INFLAZIONE. Il raffreddamento della crescita è conseguenza del perpetuarsi del clima di incertezza che scaturisce da diversi fattori di criticità. Uno tra tutti l’inflazione che a gennaio 2023 in Sicilia segna un incremento a doppia cifra del +11,9%, dinamica che rallenta rispetto a quella del mese precedente (+14,2%) ma che resta ancora sopra di 6,4 punti rispetto ad un anno fa. Tra le province  – analisi possibile su 6 di 9 per disponibilità dei dati  – tale incremento risulta più sostenuto a Catania (+12,6%), Palermo (+11,7%) e Messina (+11,5%).

COSTI ENERGIA. Alla crescita dei prezzi sta contribuendo in modo particolare, seppur in misura minore rispetto ai mesi precedenti, la dinamica sostenuta dei prezzi dell’energia: i prezzi al consumo di elettricità, gas e altri combustibili in Sicilia a gennaio 2023 registrano un incremento del +65,4%, inferiore al +126,1% registrato un mese prima ma sopra di 14,2 punti rispetto al trend di un anno fa. A livello provinciale aumenti più elevati si osservano per Catania (+68,7%) e Trapani (+66,0%).

Per il caro bollette si stima, nel 2022 rispetto all’anno precedente, una maggiore spesa per le Mpi siciliane di 1.384 milioni di euro di cui 326 mln a Catania, 305 mln a Palermo, di 192 mln a Messina, di 130 mln a Trapani, di 119 mln a Ragusa, di 104 mln a Siracusa, di 103 mln a Agrigento, di 67 mln a Caltanissetta e di 40 mln a Enna.

COSTO DEL CREDITO. Altra criticità riguarda l’inasprimento delle condizioni di politica monetaria per contenere l’inflazione, condizione che determina un rialzo del costo del credito con ricadute negative sulla finanza delle imprese. Tale scenario allarma in particolare le piccole realtà produttive che sostengono, da sempre, costi del credito più elevati: a giugno 2022 il tasso applicato alle Mpi si attesta all’8,33% sopra di 399 p.b. rispetto al tasso del 4,34% applicato alle medio-grandi.

Le ricadute sulle imprese della stretta monetaria sono pesanti. Nell’ipotesi di completa traslazione sui tassi alle imprese dell’aumento di 300 punti base dei tassi ufficiali BCE rilevato tra luglio 2022 e febbraio 2023 si avrebbe un impatto sul costo del credito per le MPI siciliane di 178 mln di euro.

TEMPI DI PAGAMENTO DELLA PA. A fronte delle tensioni appena descritte sulla finanza d’impresa lo Stato è chiamato a fare la sua parte sostenendo le imprese in questa delicata fase anche favorendo pagamenti puntuali. I comuni della nostra regione impiegano in media 46 giorni per effettuare un pagamento, tale risultato posiziona la Sicilia tra le prime tre regioni con tempi più dilatati. Impiegano un maggior numero di giorni per effettuare un pagamento i comuni delle province di Agrigento (54), Messina (49) e Catania (49) e Trapani (49).

DOMANDA DI LAVORO. Al contrario delle dinamiche viste fino ad ora la domanda di lavoro tiene e nei 3 mesi di febbraio, marzo e aprile dell’anno resta tonica: le entrate previste dalle imprese siciliane con dipendenti per il periodo febbraio-aprile 2023 sono il 17,1% in più rispetto ad un anno fa. Il 77% delle entrate sono previste da Mpi. Tale evidenza è da leggere in positivo vista la maggior propensione delle imprese di piccole dimensioni verso contratti stabili. La domanda di lavoro risulta anche più vivace proprio in queste realtà dove cresce, rispetto allo stesso periodo di un anno fa, del 24,2%.

FIGURE DI LAVORO DIFFICIILI DA REPERIRE. Al contempo resta elevata la quota di entrate difficili da reperire che a febbraio di quest’anno si attesta al 40,3%, in salita di 5,8 punti rispetto a un anno prima (34,5%). Tale problematica è più sentita dalle imprese artigiane e le MPI per le prime, nel 2022, la quota di introvabili si attesta al 41,4%, sopra di 6,9 punti rispetto a quella rilevata per le imprese non artigiane (34,5%) e di 11,6 punti rispetto alla quota di un anno prima; mentre per le seconde, le MPI, la quota di entrate difficili da trovare nel 2022 si attesta al 36,8% sopra di 1,5 punti al 35,3% del totale imprese. Le professioni a maggior vocazione artigiana più ricercate dalle MPI siciliane e che più fanno fatica a trovare sono: Muratori in pietra, mattoni, refrattari, Conduttori di mezzi pesanti e camion, Elettricisti nelle costruzioni civili e professioni assimilate, Autisti di taxi, conduttori di automobili, furgoni e altri veicoli, Tecnici della vendita e della distribuzione e Montatori di carpenteria metallica.

A livello provinciale questa problematica è più risentita dalle imprese di Caltanissetta (40,5%), Siracusa (38,8%) e Enna (37,9%).

OCCUPAZIONE. La fotografia che è possibile scattare focalizzando l’attenzione sui dati Istat riferiti all’occupazione media degli ultimi 12 mesi (IV trimestre 2021-III trimestre 2022) ci consente di prendere coscienza che l’occupazione nella regione si avvicina ma non supera i livelli pre-pandemia (-0,2%), mentre risulta superiore ai livelli del 2021 (+0,7%). L’incapacità di recupero dei livelli di occupazione precrisi Covid-19 sono conseguenza della riduzione della platea di occupati indipendenti (- 3,7%), poiché quella dipendente cresce (+0,8%).

DEMOGRAFIA DI IMPRESE. Dall’analisi della demografia delle imprese si osserva come, a distanza di due anni, lo shock impresso dalla pandemia sulla natalità e mortalità delle imprese si sia riassorbito. Dopo il brusco stop del 2020 e il rimbalzo del 2021, con il 2022 il bilancio tra aperture e chiusure torna su valori medi degli ultimi quindici anni, attestandosi a 2 mila attività in più tra gennaio e dicembre. A questo saldo corrisponde una crescita dello 0,50% più contenuta rispetto al +1,63% del 2021. A livello provinciale tassi più elevati si sono registrati per Palermo (+0,81%), Messina (+0,64%) e Catania (+0,61%). Per l’artigianato il tasso di crescita 2022 si attesta al +0,24%, con valori più elevati registrati per le province di Palermo (+1,39%), Ragusa (+0,69%) e Siracusa (+0,51%).

COSTRUZIONI. Alle ottime performance di crescita del 2022 ha contribuito in misura maggiore il settore delle Costruzioni, che nel nostro territorio ha visto il valore aggiunto registrare l’incremento maggiore di +28,6%, rispetto al pre-pandemia. La spinta verso l’alto è conseguenza che scaturisce anche dalla messa in campo di bonus: in Sicilia il Superbonus 110% ha attivato il 73,8% del valore aggiunto del settore.

Ad oggi nella regione a causa della situazione delle imprese del settore con crediti fiscali incagliati risultano a rischio 11mila posti di lavoro delle Mpi delle Costruzioni di cui 2.520 a Catania, 2.320 a Palermo, 1.700 a Messina, 990 a Ragusa, 350 a Trapani, 820 ad Agrigento, 810 a Siracusa, 550 a Caltanissetta e 360 a Enna.

Rispetto al percorso previsto per il prossimo decennio dalla direttiva europea sugli edifici green è possibile stabilire il punto di partenza, per il nostro territorio, tenendo conto dei seguenti numeri: 87,5% edifici residenziali costruiti oltre 30 anni fa (prima del 1990), 26,2% di edifici residenziali in stato di conservazione mediocre-pessimo e 76,7% di edifici nelle classi energetiche meno efficienti (F-G). Tra le province quote maggiori di edifici in classi energetiche meno efficienti si rilevano a Enna (87,1%), Caltanissetta (81,6%) e Agrigento (81,5%).

La stretta monetaria rappresenta un altro fattore critico che potrà comportare ricadute pesanti sul settore traino della crescita, già in forte difficoltà a causa dei crediti incagliati nei cassetti fiscali. Tale preoccupazione risulta elevata poiché da sempre sono le imprese di questo comparto a sostenere i costi più elevati del credito: gli ultimi dati riferiti a giugno 2022 difatti mostrano un tasso di interesse pagato dalle imprese delle costruzioni, del 3,91%, superiore di 125 p.b. rispetto al tasso del 2,66% pagato dal totale imprese.


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