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Migrante ivoriano sparito nel Ragusano, misteri e accuse

Daouda era regolarmente assunto come mediatore in un campo dove, dalle 16 fino a mezzanotte, svolgeva anche lavori di pulizia

Si infittisce il caso dell’ivoriano Daouda Diane, operaio edile e mediatore culturale scomparso sabato 2 luglio ad Acate. Per Gianmarco Longo, titolare del cementificio Sgv Calcestruzzi srl, dove il 37enne ha lavorato, le circostanze fanno pensare ad altre piste. “C’è qualcosa sotto”, dice ad Agi Longo, rientrato in fretta ad Acate dopo un mese di assenza per lavoro, “se si guarda bene il video che ha mandato al fratello e alla moglie, si capisce che non è stato girato in un pozzo, ma in una botte di calcestruzzo. Gli stessi carabinieri si sono chiesti per quali ragioni si sia fatto un video in un cantiere e poi non si sia saputo più niente neppure del suo telefono. Deve essergli successo qualcos’altro, ma certamente non un incidente avvenuto nel mio cantiere, anche perché da noi non c’è un solo pozzo“. Longo è deciso a presentare denuncia contro quanti hanno coinvolto la Sgv, azienda leader nel Ragusano.

Ma è proprio la sua azienda che gli amici di Daouda continuano ad additare. Dice il senegalese Coly Landing, 32 anni, da sette a Vittoria e anch’egli mediatore linguistico come Daouda: “Abbiamo presentato ai carabinieri denuncia e protestato anche davanti ai cancelli del cementificio, perché sappiamo che lavorava la mattina lì dentro scavando calcestruzzo“.

Daouda era regolarmente assunto come mediatore in un campo dove, dalle 16 fino a mezzanotte, svolgeva anche lavori di pulizia. La mattina andava in giro per impegnarsi in lavori occasionali. “Da qui passano centinaia di immigrati in cerca di lavori del genere – precisa Longo – l’immigrato scomparso è stato uno di questi. Mio fratello mi ha riferito che si è presentato come puliziere la mattina alle 8 del 2 luglio ed è stato a fare pulizie nel cantiere fino alle 12, quando è stato pagato ed è andato via. Da trent’anni la Sgv chiude alle 12 di ogni sabato, per cui i casi sono due: o ha girato il video la mattina e l’ha trasmesso alle 14.30, come dicono, oppure l’ha fatto in un altro giorno e in un altro posto. Certo è che alle 14.30 non poteva assolutamente essere qui“.

Un amico fraterno di Daouda, il maliano Masiré, ha riferito che anche lui ha ricevuto il video, ma alle 14.40, l’ora che gli è apparsa su Whatsapp, dopodiché ha provato a richiamarlo ma ha trovato il telefono spento. Da quel momento lo spartphone di Daouda non ha più dato fino a oggi segnali di vita a nessuno di quanti gli hanno telefonato. Adesso i carabinieri aspettano di avere i tabulati del traffico telefonico sul suo numero per raccogliere nuovi elementi di indagine.

Elementi che anche Longo aspetta: “Abbiamo invitato i carabinieri a disporre un intervento della Scientifica in tutto il cantiere. Non abbiamo nulla da temere. La Sgv è in regola in ogni aspetto della sua attività: dai lavoratori agli impianti, dai capannoni all’ambiente, dai conti all’elettricità. Come esperto di calcestruzzi posso comunque dichiarare che l’immigrato del video non è in un pozzo. Si vede anche che pulisce a terra e in quella parte si riconosce il nostro campo. Dal quale è uscito però con i suoi piedi a mezzogiorno“. Cosa è successo allora dopo mezzogiorno? Perché il telefono si è zittito dopo l’ultimo inoltro del video all’amico maliano con il quale condivideva ogni ora libera e aveva fraternizzato?

L’allarme è scattato dopo le 16, quando Daouda non si è presentato al campo dove lavorava come mediatore e puliziere senza mai assentarsi o ritardare. Secondo Coly Landing e altri immigrati, Daouda è morto in fondo a un pozzo in un cantiere. Questo fa supporre che dopo mezzogiorno del 2 luglio possa essere stato in un’altra azienda diversa dalla Sgv. Ma si tratta di ipotesi. “Venerdì alle 18.30 – dice ancora ad AGI Coly – saremo tutti a Ragusa per rilanciare la nostra protesta. Vogliamo che il corpo sia ritrovato e restituito alla famiglia e vogliamo che siano garantite condizioni di sicurezza nei luoghi dove lavoriamo“. Nell’opinione comune agli immigrati acatesi Daouda sarebbe dunque già morto e la morte sarebbe avvenuta in un cantiere. Saranno gli inquirenti a doverlo stabilire.


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