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Migranti: Nicita (Pd), “Verifica se abusi in prassi decreto”

 "Siamo in presenza - sottolinea Nicita - di una fonte internazionale che osserva come nel decreto non vi sia altro che il tentativo di rendere meno efficace e più costoso, anche dal punto di vista economico, il soccorso di persone in mare"

Alla luce della lettera inviata dal Consiglio d’Europa al governo italiano sul decreto Piantedosi, il Pd “cercherà di avere tutte le informazioni e valutare se vi sia un abuso di potere o la creazione di un ritardo generato proprio dal governo” nell’assegnazione dei porti alle navi delle ong sul territorio italiano. Lo afferma all’AGI il senatore Antonio Nicita, che precisa: “L’assegnazione di un porto lontano non è diretta espressione del decreto, ma una prassi che da questo discende”, come ha fatto notare il Consiglio d’Europa, che prima con un panel giuridico e poi con la posizione espressa dalla commissione dei Diritti Umani “mette in fila tutte le criticità del decreto, che va contro i trattati internazionali”.

 “Siamo in presenza – sottolinea Nicita – di una fonte internazionale che osserva come nel decreto non vi sia altro che il tentativo di rendere meno efficace e più costoso, anche dal punto di vista economico, il soccorso di persone in mare”. La dimostrazione arriva, ad esempio, dal fatto che nel caso di Geo Barents “i minori sbarcati a la Spezia vengono poi dirottati in Puglia”.

Il decreto, tra l’altro, è “inapplicabile perchè demanda forme di verifica che il prefetto non può realizzare senza contraddittorio nella sua zona. Per come sono scritte, le norme nel decreto impediscono ai prefetti un’applicazione giuridica certa che non si presti ad abuso da un lato o alla violazione del diritto internazionale dall’altro, alla luce delle numerose sentenze anche della Cassazione sul punto”.
E “se il ‘ritardo’ stesso genera di per sè una condizione di pericolo a bordo, i primi responsabili di tale pericolo sarebbero semmai coloro che assegnano i porti di sbarco, scegliendoli tra quelli più lontani rispetto a quelli disponibili sulle coste italiane meridionali. Il generatore di un ritardo, insomma, sarebbe il governo stesso”.

Il Consiglio d’Europa, aggiunge il parlamentare del Pd, “lega tutto ciò alla violazione del diritto stesso delle ong ad associarsi per salvaguardare i diritti umani” e rileva che “questa è una misura che non colpisce solo i migranti ma consiste in una criminalizzazione dell’attività specifica delle ong”. “Abbiamo depositato interrogazioni per capire cosa è accaduto finora – conclude Nicita – dalla selezione dei porti alla tipologia di scambio delle informazioni. Alla Camera abbiamo avviato una consultazione con le ong con un’audizione che ha visto poche persone della maggioranza partecipare. Vogliamo vedere dal punto di vista delle effettiva applicazione del decreto cosa si è realizzato” e se se il decreto si sia incamminato “su una strada giudiziaria simile a quella che ha portato alla sentenza Rackete”.


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