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Migranti, Save the children: “preoccupano i casi di minori scomparsi”

L'ultimo report mensile del ministero del lavoro censisce il 19 per cento di presenza di minori non accompagnati proprio in Sicilia, dato superiore a tutte le altre regioni italiane

Dal 2020 Save the children opera assieme a Unicef anche in Italia, in una partnership importante a sostegno dei minori, e in questo caso dei minori stranieri. Con Niccolò Gargaglia, capo unità per Save the children per la protezione dei minori migranti è stato affrontato il tema dei minori scomparsi in Sicilia, ma non solo. “Dal nostro punto di vista, dalle evidenze che emergono – dice all’AGI Gargaglia – anche dal nostro lavoro sul campo, nei porti ma anche nei centri accoglienza, il dato che riguarda la Sicilia è importante e rispecchia la consistenza del dato delle presenze di minori non accompagnati che arrivano con il fenomeno migratorio”.

L’ultimo report mensile del ministero del lavoro censisce il 19 per cento di presenza di minori non accompagnati proprio in Sicilia, dato superiore a tutte le altre regioni italiane. Perché i minori “spariscono” dalla Sicilia? “Una delle evidenti ragioni è che spesso si allontanano volontariamente dalle strutture di prima accoglienza perché non trovano una risposta adeguata ai loro bisogni”.

Qualche giorno fa Save The Children ha divulgato il rapporto “Nascosti in piena vista – minori migranti in viaggio (attra)verso l’Europa che ha analizzato anche il sistema di accoglienza nella cosiddetta frontiera sud. “Dal rapporto si rileva la necessità di creare un sistema di prima accoglienza di minori in grado di assicurare tutela e protezione in tempi rapidi – afferma Gargaglia – attualmente le strutture emergenziali sono una risposta inadeguata rispetto ai bisogni e ai percorsi di inclusione. A fronte di mancanza di risposte e di una permanenza medio lunga, e non al massimo di 30 giorni come la norma prevede, i minori decidono di allontanarsi o verso altre città, ritenendo di potere trovare maggiori opportunità, o anche cercando di raggiungere altri paesi europei. In molti cercano di raggiungere dei parenti: i ricongiungimenti sono attuabili ma lunghe per procedura e prassi e spesso i minorenni dopo una prima fase di attesa non vedendo sviluppi, scelgono di allontanarsi da soli esponendosi a rischi elevatissimi e diventando invisibili anche al sistema di protezione che dovrebbe tutelarli dai rischi concreti di abusi e sfruttamento”. In sostanza la capacità del sistema di rispondere ai bisogni influenza i loro progetti di lungo periodo. Sono bambini e adolescenti; hanno bisogno di inclusione, scuola, di prospettiva e futuro, di ricongiungersi con le famiglie presenti in altri paesi europei ma spesso la lentezza procedurale crea sfiducia.

Il trend dell’età media è preoccupante: “Gli adolescenti, minori non accompagnati che approdano sulle coste siciliane ha perlopiù una età compresa tra i 15 ed i 17 anni ma stanno aumentando i minori di età compresa tra i 12 e i 14 anni – dice ancora Niccolò Gargaglia – e un bambino infra quattordicenne è estremamente vulnerabile e a rischio. E’da seguire con attenzione sin da subito; si tratta spesso di bambini estremamente traumatizzati da tutto ciò che hanno passato, compreso il viaggio in mare”.

Una delle opzioni da rafforzare potrebbe essere quella degli affidi: “Non dovrebbero stare più di 30 giorni nelle strutture di accoglienza di primo livello e andrebbe rafforzata la pratica dell’affido famigliare che invece viene utilizzata molto di rado, sia per garantire serenità e un’alternativa ai minori. Secondo il capo unità per Save the Children per la Protezione dei minori migranti andrebbe “rafforzato anche il circuito di accoglienza di primo livello diffusi su tutto il territorio nazionale per i minori non accompagnati, in un coordinamento nazionale che possa garantire standard di accoglienza in linea con le esigenze e il benessere dei minori”.

Save the Children con Unicef interviene nelle aree di sbarco informando i minori con un approccio a misura di bambino: dove si trovano, cosa sta accadendo, quali saranno le procedure e quali sono diritti e le opportunità; accompagnano l’identificazione e la individuazione di minori con particolari esigenze in collaborazione con le autorità. Gli operatori intervengono anche centri di accoglienza e gestiscono a Catania, Roma, Milano e Torino dei centri diurni i “Civico Zero” dove erogano servizi di base e propongono attività strutturate per protezione, supporto e inclusione nel medio e lungo periodo perché “per sentirsi inclusi positivamente, l’interazione è indispensabile”.

Nelle frontiere del mondo, i bambini sono sempre bambini. Niccolò Gargaglia ne ricorda uno: “Ho incontrato un ragazzino eritreo, a Ventimiglia, una delle frontiere dove lavoriamo. Avrà avuto 14 anni circa. Nonostante la diffidenza con cui spesso gli adolescenti guardano agli adulti, si era fidato di me. Mi aveva raccontato di essere partito 4 anni prima da casa sua e che di lì a poco mi avrebbe mostrato una cosa, la pi preziosa che aveva con se. Allora tirò fuori dalla tasca un sacchettino di plastica trasparente. Dentro c’era della terra, la terra del suo paese che aveva tenuto sempre con sé, il suo legame con la sua terra. Un bambino resta tale a prescindere da tutto e in quanto tale ha diritto a vivere la sua infanzia e a godere di diritti e protezione”, conclude Niccolò Gargaglia


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