I Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Noto stanno indagando sul decesso di Angela Cannata, di anni 63, ritrovata cadavere, il 19 dicembre 2013, all’interno della sua abitazione di Ronco Farfaglia. Lo avevamo anticipato oltre un mese fa su queste pagine, quando avevamo sottolineato come gli inquirenti fossero alla ricerca di eventuali riscontri che possano dare seguito all’ipotesi di una morte provocata appositamente e non causale scavando in ambito familiare.
Sono tanti gli elementi in possesso dei militari che vanno in contrasto con la ricostruzione ufficiale del decesso che vorrebbe ricondurre la morte della donna a cause naturali.
Le indagini hanno avuto origine da una foto, recentemente consegnata ai militari, che ritrae la donna, già cadavere, con verosimili segni di soffocamento. Sebbene l’abitazione fu ritrovata in ordine e non ci fossero evidenti segni di violenza, l’attenzione dei militari, a distanza di 9 anni, si è concentrata su dettagli importanti emersi in questi anni e che sono ora al vaglio dell’Autorità Giudiziaria.
Il corpo della donna è stato recentemente riesumato e si attende l’esito dell’autopsia che potrebbe fornire agli investigatori una chiave di lettura diversa circa la causa del decesso.
Nell’attesa del referto medico/legale, i Carabinieri della Compagnia di Noto hanno richiesto all’Autorità Giudiziaria un decreto di ispezione dell’appartamento ove fu rinvenuto il cadavere che, in quanto luogo del possibile delitto, attraverso l‘utilizzo delle moderne tecniche investigative, potrebbe ancora fornire elementi significativi circa la dinamica dei fatti ovvero tracce di sangue o altri liquidi biologici celati tra le fessure di mobili e pavimenti.
La Procura di Siracusa, accogliendo la richiesta dei Carabinieri di Noto, ha emesso un decreto di ispezione immediatamente eseguito dai Carabinieri della Scientifica del Comando Provinciale di Siracusa che, dalle prime ore della mattinata odierna, stanno effettuando un sopralluogo e hanno già raccolto alcuni reperti da quella che potrebbe rivelarsi la scena del crimine.
I Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Noto non sono nuovi ad affrontare “cold case”. Già il 4 giugno 2020 infatti, a distanza di oltre 5 anni dal delitto, riuscirono a dare un volto all’assassino di Emanuele Nastasi di 34 anni di Pachino il cui cadavere non fu mai ritrovato. Il presunto autore dell’omicidio e dell’occultamento di cadavere è tuttora ristretto in carcere e, a suo carico, si sta svolgendo il processo alla Corte d’Assise.
Le attività odierne dimostrano che nessuna indagine su delitti di particolare gravità viene accantonata dai Carabinieri che continuano a raccogliere informazioni e testimonianze anche a distanza di anni al fine di dare un volto ai responsabili e giustizia alla vittima.
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