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Morte operaio e depistaggio, 3 a processo nell’Agrigentino

Secondo la ricostruzione dell'episodio il bob cat che era in bilico si è spostato e l'operaio, uscito fuori dall'abitacolo, è stato travolto dallo stesso mezzo di lavoro

Tre rinvii a giudizio per la morte di Giovanni Cusumano, 56 anni, l’operaio di Favara rimasto ucciso in un incidente sul lavoro il 23 luglio del 2020 alla diga Comunelli, in territorio di Butera. L’operaio era dipendente della società Geo Service srl, che stava effettuando dei lavori per l’istallazione di strumentazione di controllo della diga utile a verificare eventuali spostamenti dell’invaso. Sotto accusa Giovanni Messina, 70 anni, di Joppolo Giancaxio; Calogero Palumbo Piccionello, 60 anni, di Favara e Giuseppe Schembri, 68 anni, di Favara. Quest’ultimo, collega della vittima, è accusato di favoreggiamento personale mentre i primi due – Messina in qualità di amministratore unico della Geoservice e Palumbo Piccionello di direttore tecnico – rispondono di omicidio colposo.

Secondo la ricostruzione dell’episodio il bob cat che era in bilico si è spostato e l’operaio, uscito fuori dall’abitacolo, è stato travolto dallo stesso mezzo di lavoro. Le indagini sull’episodio sono state svolte dai carabinieri e coordinate dal pubblico ministero della procura di Gela, Mario Calabrese. Messina e Palumbo Piccionello sono accusati di avere provocato la morte dell’operaio violando alcune norme in materia di prevenzione degli infortuni sul lavoro. In particolare, secondo quanto ipotizza l’accusa, non sarebbero state predisposte le misure di sicurezza adeguate e non sarebbe stato rispettato il programma di sorveglianza che prevede, fra le altre cose, che i lavoratori vengano sottoposti a visite mediche periodiche. Cusumano, inoltre, non avrebbe ricevuto dall’amministratore dell’azienda per cui lavorava istruzioni e addestramento adeguati. A Schembri, invece, si contesta il favoreggiamento: secondo il pm avrebbe dichiarato falsamente a tre ispettori del lavoro di avere dato in precedenza il mini escavatore con cui poi si verificò l’incidente allo stesso Cusumano che, a suo dire, glielo aveva chiesto per eseguire dei lavori in una sua proprietà. Lo stesso, inoltre, avrebbe provato a convincere il fratello della vittima ad apporre la firma per conto dell’operaio rimasto ucciso per fare in modo che risultasse falsamente l’assunzione con partita Iva “salvando” così Messina e Palumbo Piccionello da responsabilità penali. A celebrare il dibattimento sarà il giudice monocratico Miriam D’Amore.


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