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Morto per una garza dimenticata nel torace per 14 anni, casa di cura condannata al risarcimento

L’ordinanza depositata il 10 gennaio al Tribunale civile di Palermo, è immediatamente esecutiva e la società condannata potrà presentare appello entro 30 giorni

Morì a 76 anni per le conseguenze di un intervento chirurgico nel quale i medici avevano “dimenticato” una garza nel suo torace. Adesso la struttura ospedaliera nella quale era stato operato è stata condannata a pagare quasi un milione e mezzo di euro agli eredi più le spese legali per la condotta negligente dei suoi sanitari.

Lo ha deciso con un’ordinanza la Giudice del Tribunale di Palermo, Dottoressa Angela Notaro, che ha accolto le istanze presentate dagli avvocati Massimiliano Fabio e Giuseppe Mancuso (del Foro di Patti) legali dei familiari di un 76enne originario di San Fratello (Messina) operato il 13 novembre del 2003 a Palermo e deceduto il 4 agosto del 2016. L’uomo ha portato nel torace per ben 14 anni la garza e il filoradiopaco utilizzati per l’intervento, senza che nessuno si accorgesse di questa anomalia.

La presenza del corpo estraneo – come sottolineato nell’accertamento tecnico preventivo deciso dalla giudice ed eseguito dal perito dott. Renato Tona – determinò la formazione di “una voluminosa massa nella gabbia toracica del diametro di circa 15 cm che, con il passare degli anni, comportò una compressione importante a carico del cuore e dei grossi vasi sanguigni con scompensi cardiocircolatori in un paziente già affetto da altre patologie preesistenti all’intervento, innescando la sequela che lo portò alla morte”.

Per 14 anni la “massa” è stata curata come una cisti da echinococco e soltanto con la riapertura dello sterno – avvenuta nel corso dell’estremo intervento chirurgico eseguito nell’ospedale Papardo di Messina il 2 agosto del 2016 nel tentativo di assicurare, in caso di riuscita, una migliore qualità di vista al paziente – è stato possibile rilevare che si trattava, invece, di un corpo estraneo “abbandonato” nel torace di durante l’intervento del 2003.

In quell’operazione – tecnicamente la chiusura diretta di ostium secundum mediante sternotomia mediana – gli operatori dell’equipe chirurgica non contarono (come si fa prima e post intervento secondo i protocolli terapeutici) le garze utilizzate abbandonandone una all’interno del corpo del paziente.

La giudice sulla scorta delle conclusioni del ctu ha ritenuto che la società Maria Eleonora Hospital fosse responsabile del danno patito da Francesco Martines in via diretta e dai suoi congiunti-eredi. Di conseguenza ha stabilito che la casa di cura dovrà pagare agli eredi, la moglie e i tre figli, la somma complessiva di 1.454.852,37 euro, oltre le spese legali.
“La Giurisprudenza ha elaborato il principio ormai consolidato secondo cui il diritto al risarcimento del danno da parte di chi ha contratto l’infezione per fatto doloso o colposo decorre dal giorno in cui la predetta malattia viene percepita o può essere percepita quale danno ingiusto, usando l’ordinaria diligenza e tenendo conto della diffusione delle conoscenze scientifiche” spiegano gli avvocati Massimiliano Fabio e Giuseppe Mancuso. L’ordinanza depositata il 10 gennaio al Tribunale civile di Palermo, è immediatamente esecutiva e la società condannata potrà presentare appello entro 30 giorni


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