È un ritorno atteso quello di Mannarino che finalmente riporta la sua musica on stage con un live tour che si conferma tra i migliori in circolazione. 9 straordinari musicisti, un palco iconico e ipnotico in cui campeggia una statua dalle sembianze femminili, Dea e ispiratrice di questo tour come dell’ultimo disco “V”.
Il tour, che ha esordito con un sold out a Milano, prosegue con 2 date sempre al Fabrique, il 3 e 4 maggio, per poi toccare tutta Italia fino al gran finale all’Arena di Verona il 28 settembre. Al concerto già annunciato del 3 settembre a Villa Bellini di Catania si aggiunge l’appuntamento del 4 settembre al Teatro di Verdura di Palermo. Per la data di Catania i biglietti sono già in vendita online su Ticketone e nei punti vendita del circuito Sicilia Ticket. Per la data di Palermo biglietti già disponibili online su Ticketone e dalle 14 di mercoledì 4 maggio nei punti vendita del circuito Sicilia Ticket.
“Non sapevo quello che avrei provato sul palco e invece è più bello di prima. Ho visto tanti spettacoli, penso ai due anni trascorsi in studio, al tempo passato a pensare a questo spettacolo, poi vengo sul palco e vedo le vostre facce e mi sento ripagato di tutto” dice Mannarino dopo la partenza del live.
Urla di battaglia, suoni della natura, forze ancestrali e primordiali, corpi, festa ed energia sono solo alcuni degli elementi che compongono quello che è un vero e proprio rituale che va oltre il concerto. Si entra nel mondo di Mannarino con i brani “Africa”, “Fiume Nero”, “Agua”, “Apriti Cielo”, “Impero”, “Cantarè”, in cui si è dentro ad uno scenario quasi distopico, di lotta e resistenza. A metà spettacolo sulle note di “Lei” la figura femminile si rivela sulle note di un viaggio psichedelico elettronico che si dipana in un momento catartico e di liberazione, quasi un rito pagano. Poi, sulle note dei grandi classici dell’artista, inizia la festa officiata da una band eccezionale composta da Lavinia Mancusi, Simona Sciacca, Gioia Persichetti, voci e tamburi, il centro sonoro di tutto il set; alle chitarre e al basso Alessandro Chimienti ed Emanuele Triglia; alle tastiere e synth Seby Burgio; Puccio Panettieri e Mauro Refosco alla batteria e alle percussioni; Simone Alessandrini ai fiati e altri strumenti. Tutto il resto è un’esperienza da vivere.
L’album “V” (Capitol Records/Universal Music Italia), prodotto dallo stesso Mannarino e registrato tra New York, Los Angeles, Città del Messico, Rio De Janeiro, l’Amazzonia e l’Italia, con il coinvolgimento – su alcuni brani – di produttori internazionali come Joey Waronker (Beck, REM, Atoms for Peace) e Camilo Lara (Mexican Institute of Sound) oltre che di Tony Canto e Iacopo Brail Sinigaglia, è un disco che parla le lingue del mondo, intriso di suoni di foresta e voci indigene registrate in Amazzonia. Mannarino va alla ricerca della sorgente tribale e atavica dell’umanità, proposta come unico e potente antidoto contemporaneo alla brutalità del disumano. Natura, patriarcato, animismo, femminilità, rapporto uomo-donna, sono solo alcuni dei temi affrontati dal cantautore nel disco più politico e visionario della sua carriera dove l’amore, l’irrazionale e un senso magico della vita diventano strumenti reali di decolonizzazione del pensiero e di resistenza umana.
© Riproduzione riservata - Termini e Condizioni
Stampa Articolo
© Riproduzione riservata - Termini e Condizioni