La Procura di Palermo ha emesso un secondo decreto di fermo per l’omicidio del cameriere algerino Badr Boudjemai, detto Samir, ucciso all’età di 41 anni nel capoluogo siciliano, nella notte fra il 3 e il 4 novembre scorsi: a finire in carcere è stato il tunisino Kalim El Abed, 61 anni, zio del suo connazionale Alì El Abed Baguera, cameriere di 32 anni, che era stato fermato un paio di giorni dopo il delitto. Secondo gli elementi raccolti dai carabinieri, El Abed avrebbe agevolato il nipote, nascondendo la pistola usata per esplodere i tre colpi contro Samir, assieme agli indumenti indossati dal presunto killer.
Ci sarebbe poi il concreto pericolo di fuga perché El Abed sarebbe in procinto di partire per la Tunisia, in vista delle vacanze di fine anno. Nello stesso procedimento è indagato a piede libero anche il figlio del nuovo fermato, Saber El Abed, di 30 anni. Samir Boudjemai fu ucciso di notte, mentre tornava dal locale di via Emerico Amari in cui lavorava. Alla base dell’omicidio ci sarebbe stata la rivalità con l’altro cameriere tunisino Baguera, che lavorava in un locale di fronte. Baguera era stato incastrato grazie a un fotogramma estratto da un video di sorveglianza lungo il percorso fatto dalla vittima per tornare a casa: cosa che avrebbe dimostrato come il presunto assassino avesse seguito il suo obiettivo.
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