Naima Zahir, 45enne di origini marocchine, era ancora viva quando dopo la prima coltellata, ha chiesto al marito: “ Perché mi fai questo? Ti ho sempre voluto bene. Ti ho sempre amato”. Massimo Cannone, il tappezziere arrestato dalla polizia martedì sera perché ritenuto l’autore dell’omicidio della moglie, ieri è stato ascoltato dal procuratore della Repubblica Sabrina Gambino e dal sostituto, il Pm Gaetano Bono che coordina le indagini.
Nell’aula del Tribunale dove è stato accompagnato dalla polizia penitenziaria di Siracusa, ai giudici ha raccontato come sono andati i fatti. Nel corso dell’interrogatorio di garanzia, l’uomo ha dichiarato di aver affondato la lama del coltello da cucina nel collo della moglie che in quel momento era sdraiata a letto con le cuffie nelle orecchie che ascoltava musica. Ferita e sorpresa, la vittima ha avuto il tempo di chiedergli “perché“.
A quel punto Cannone – come ha dichiarato ai giudici –avrebbe estratto il coltello per poi riaffondare la lama nella gola della moglie. Poi di aver ripulito il sangue alterando la scena del crimine e di essersi recato dal fratello raccontando di aver trovato la moglie ferita, accennando pure a un probabile suicidio.
Dalle indagini condotte dagli agenti del commissariato di polizia di Lentini, diretto dal vice questore aggiunto Andrea Monaco e dagli uomini della squadra mobile guidati da Gabriele Presti, attraverso le intercettazioni, sarebbe emerso che l’uomo, convinto di farla franca, avrebbe contattato qualcuno per progettare la fuga.
Nel corso dell’interrogatorio assistito dal legale di fiducia, Alfio Caruso, Cannone avrebbe dichiarato di fare uso di alcool e droga, di frequentare il Sert e di assumere farmaci contro la dipendenza. Il Gip Andrea Migneco ha confermato il fermo.
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