“Ormai l’ho capito che sono una vittima, nient’altro, non voglio proprio continuare così: non voglio vedere altri tipi di lividi sul mio corpo e sto ferma“. Citano un messaggio che la giovanissima Roberta Siragusa, 17 anni, aveva scritto al suo nuovo amore, per sottolineare il terrore che la ragazza nutriva nei confronti del suo fidanzatino ufficiale, Pietro Morreale: nella notte tra il 23 e il 24 gennaio 2021, Morreale, all’epoca appena diciannovenne, uccise la ragazza a Termini Imerese (Palermo) e ne bruciò il corpo.
Il giovane imputato, oggi ventunenne, è stato condannato all’ergastolo, il 12 ottobre scorso, e ora la seconda sezione della corte d’assise di Palermo ha depositato i motivi della decisione, in cui sottolinea la “assoluta lucidità dell’imputato nel compiere l’azione delittuosa“, la “assoluta impassibilità e freddezza”, l’“indifferenza e impermeabilità rispetto allo stratificarsi” delle contestazioni a suo carico, in particolare quelle di avere agito con premeditazione e crudeltà.
I giudici – Vincenzo Terranova presidente, Mauro Terranova a latere – prendono spunto dai messaggi che Roberta scambiava col suo nuovo innamorato: “Lui non mi lascerà andare mai e mi spavento perché è aggressivo; sulle ginocchia ho ancora i segni di ciò che mi ha fatto sabato sera… Mi spavento di lui, quando si arrabbia diventa un’altra persona”.
La corte d’assise parla di “ossessione e possessività di Morreale” e ricorda che “soltanto tre giorni prima dell’omicidio l’imputato aveva tentato di strangolarla stringendole una corda al collo“. E ricordano un dialogo tra Morreale e un amico, che pochi giorni prima del delitto aveva notato nella sua auto una bottiglia di benzina: “Domani mattina vedrai sui social che un ragazzo si è dato fuoco“, la risposta di Morreale. Una terribile profezia di ciò che con quel combustibile il giovane intendesse fare.
Accogliendo le tesi del Pm Giacomo Barbara, della Procura di Termini, e degli avvocati Giovanni Castronovo, Simona La Verde, Giuseppe Canzone e Sergio Burgio, legali di parte civile, la corte conclude escludendo che “Morreale sia meritevole della concessione delle circostanze attenuanti generiche”, legate alla giovanissima età e alla incensuratezza.
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