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Omicidio Siragusa, la famiglia dell’ex: “Cacciati dalla città”. E ne ha anche per il sindaco…

La lettera prosegue con la protesta di innocenza per Pietro Morreale

La famiglia di Pietro Morreale ha lasciato Caccamo (Palermo) subito dopo l’inizio della vicenda giudiziaria che, da gennaio 2021, vede il ventunenne sotto accusa per l’omicidio della diciassettenne Roberta Siragusa e che il 27 si è visto confermare l’ergastolo. Ora la madre, Antonina Zoida, rompe un silenzio durato tre anni per attaccare, in una lettera pubblicata dal sito Himeralive.it, sia il sindaco del paese, Franco Fiore, sia gli ex concittadini: “Mi rivolgo al sindaco – scrive la donna nella lettera – persona che fino a qualche anno fa io e la mia famiglia stimavamo, principalmente per la sua umanità. Sono molto rattristata per le dichiarazioni che lui in primis ha fatto sulla nostra famiglia e lo dico veramente col cuore. Io, prima come mamma e poi come educatrice, mi ritengo una persona che ha senso civico, morale e soprattutto tanta umanità. In questi tre anni i media, la gente di Caccamo, i miei concittadini, senza pensarci ci hanno cacciati dal paese e soprattutto ingiuriati senza pietà, non pensando che siamo anche noi, prima persone umane e poi genitori”.

La lettera prosegue con la protesta di innocenza per Pietro Morreale, condannato lunedì all’ergastolo anche in appello: la tesi sostenuta dall’imputato e dal suo difensore, l’avvocato Gaetano Giunta, è quella del suicidio della giovanissima vittima di femminicidio; ed è una tesi bollata come improponibile da due diverse corti d’assise, di primo e secondo grado.

Secca la replica del sindaco Fiore: “Da Caccamo non li ha cacciati nessuno, magari gli hanno consigliato di andare via. Anzi devo dire che quella di allontanarsi dal paese è stata l’unica cosa sensata che hanno fatto. Probabilmente sono stati attaccati sui social, ma gli insulti e le offese sono arrivati da tutta Italia e non solo dai nostri compaesani. Certo, dopo l’omicidio, non potevano mica aspettarsi che la gente li applaudisse”. Antonina Zoida, prosegue Fiore, “vuole scaricare la rabbia e la tensione accumulate in questi anni ma io ho ricevuto un gran numero di messaggi di stima e solidarietà da parte di tantissime persone che hanno voluto darmi il loro sostegno, perché ho rappresentato il pensiero di tutti”. Il Comune nei processi si è sempre costituito parte civile.


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