fbpx

In tendenza

Ordinò disertare cerimonie in ricordo delle stragi di mafia, condannato boss

Condannati 12 esponenti del clan di Ciaculli a complessivi 140 anni di carcere, assolto solo un imputato

Il Gup del tribunale di Palermo Marco Gaeta ha condannato 12 esponenti del clan di Ciaculli a complessivi 140 anni di carcere e ha assolto solo un imputato, Giuseppe Giuliano, difeso dagli avvocati Gianfranco Viola e Sergio Toscano.

La sentenza è stata emessa col rito abbreviato, dunque con lo sconto di un terzo della pena, ma ciò nonostante Maurizio Di Fede ha avuto 20 anni di carcere, la pena più alta; Giuseppe Greco e Girolamo Celesia, detto Jimmy,16 a testa; Giovanni Di Lisciandro e Angelo Vitrano 14 ciascuno; Salvatore Gucciardi 13 anni e 4 mesi; Stefano Nolano 12 anni e 4 mesi; Rosario Montalbano 11 anni e 8 mesi; Onofrio Palma 10; Gaspare Sanseverino 9; Giuseppe Ciresi 8 anni e 6 mesi; Raffaele Favaloro 5 anni e 4 mesi.

Il giudice ha accolto quasi del tutto le richieste del pool coordinato dal procuratore aggiunto Paolo Guido e composto in questo processo dai pm Francesca Mazzocco e Bruno Brucoli. Di Fede, oltre a coordinare il gruppo degli estortori che tartassavano commercianti e imprenditori, aveva anche il compito di dettare le regole. E a un’amica ordinò di non far partecipare la figlia alle commemorazioni dei giudici Falcone e Borsellino.

La frase venne intercettata e finì agli atti dell’inchiesta, denominata “Stirpe” perché nel procedimento erano indagati anche i discendenti dei boss Greco di Ciaculli, tra cui il nipote di Michele Greco, il cosiddetto Papa della mafia, Giuseppe Greco, uno dei condannati. Più di cinquanta le estorsioni venute fuori dall’inchiesta dei carabinieri, che nel luglio dello scorso anno portò a una serie di arresti.


© Riproduzione riservata - Termini e Condizioni
Stampa Articolo


© Riproduzione riservata - Termini e Condizioni