Arredi, abiti e accessori custoditi negli edifici pubblici e privati degli anni Venti e Trenta del Novecento, ma anche pannelli esplicativi e filmati storici in mostra a Palermo. Nel complesso dell’Albergo delle Povere, in corso Calatafimi 217, sarà inaugurato questo pomeriggio, alle 17, il percorso espositivo “La Città Aurea. Urbanistica e architettura a Palermo negli anni Trenta”, organizzato dalla Regione Siciliana e curato dalla Soprintendenza dei Beni culturali di Palermo guidata da Selima Giuliano, a chiusura del ciclo avviato a Catania alla fine del 2019.
Il progetto di ricerca, articolato in più tappe, si è sviluppato attraverso una sequenza di mostre affidate alle Soprintendenze delle nove province con il coordinamento del dipartimento regionale dei Beni culturali e la collaborazione del dipartimento del Turismo. Un grande lavoro che ha avuto un unico concept, realizzato attraverso pannelli esplicativi e ricostruzioni tridimensionali affidati in genere alle Università e alle istituzioni del territorio.
“Una mostra che ci racconta, attraverso arredi, abiti e accessori, ma non solo, un po’ di come eravamo quasi cento anni fa in una fase storica difficile, ma capace di realizzare importanti opere che sono ancora ben visibili nelle nostre città – dice il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani -. È un grande lavoro di ricerca portato avanti da diversi attori istituzionali, tra i quali Poste Italiane, ma ampio merito va alle Soprintendenze culturali della nostra Isola, a partire da quella di Palermo che ne ha realizzato il progetto. Ritengo di poter affermare che si tratta di una delle più belle esposizioni promosse quest’anno dalla nostra Regione a testimonianza del fatto che la promozione della cultura e dei nostri beni culturali sono un asse portante di questo governo”.
“Si conclude un progetto molto interessante – sottolinea Elvira Amata, assessore regionale dei Beni culturali e dell’identità siciliana – attraverso cui l’assessorato ha esaminato a fondo un periodo particolarmente ricco di fermenti culturali e di interventi costruttivi realizzati in un’atmosfera di grande rinascita e di intensa produzione. Un’operazione di ampio respiro che ci ha consentito di effettuare una ricognizione delle trasformazioni avvenute nel tessuto urbanistico e architettonico dell’Isola nel periodo tra le due guerre, evidenziando come a quella fase sia legata la realizzazione delle più moderne reti infrastrutturali e di nuove tipologie edilizie, quali stazioni ferroviarie, edifici governativi e per l’educazione, edifici postali, banche, impianti sportivi, abitazioni popolari e residenziali”.
L’esposizione di Palermo si compone di due momenti: uno in cui la produzione architettonica locale si amplia con le espressioni più salienti provenienti dalle altre città; un secondo, totalmente nuovo, in cui vengono esposti nuovi e preziosi elementi che attengono all’arredo del tempo, alla moda e al costume (vedi scheda a seguire).
“All’Albergo delle Povere, insieme a una selezione di tutto ciò che è stato esposto nelle tappe precedenti – spiega la soprintendente Selima Giuliano – si propone una parte dell’architettura palermitana, con un taglio particolare verso la società di quegli anni. Per questo abbiamo inserito nel percorso alcune collezioni vincolate: una di Raffaello Piraino, che è un collezionista di costumi dell’epoca di cui ci occupiamo; un’altra è quella di Ernesto Savona, proprietario di una importante casa palermitana paragonabile in Italia soltanto a Villa Necchi e che racchiude in sé tutto lo stile di quel periodo. L’architetto Gino Morici ne cura non soltanto l’aspetto architettonico esterno, ma soprattutto i dettagli”.
Poste Italiane ha contribuito alla mostra partecipando con il proprio patrimonio artistico e architettonico proveniente dal suo storico palazzo razionalista di via Roma a Palermo, gioiello del futurismo. “Con grande soddisfazione – dichiara Arianna La Sala, building manager area Sicilia – Poste Italiane ha collaborato con la Soprintendenza ai Beni culturali per l’allestimento di questo splendido spazio espositivo. Grazie alla sinergia e allo sforzo di tutti, siamo orgogliosi di rendere fruibili ai cittadini che verranno a visitare la mostra alcuni dei tesori custoditi nel nostro palazzo storico di via Roma, un modo per confermare il legame indissolubile tra il patrimonio architettonico e artistico dell’azienda e la storia del Paese”.
La mostra resterà aperta al pubblico gratuitamente – dal martedì al sabato dalle 9 alle 18, la domenica dalle 9 alle 13 – fino al 25 gennaio 2023.
SCHEDA ESPOSIZIONE
L’allestimento della mostra è curato dall’architetto Laura Galvano e da Ermanno Cacciatore del dipartimento regionale del Turismo, su progetto della Soprintendenza di Palermo.
Il nucleo principale è rappresentato dall’importante collaborazione con la Direzione centrale delle Poste Italiane. Sono numerosi i beni storici e artistici che Poste Italiane ha messo a disposizione, tra cui spiccano alcuni arredi della rinomata ditta Ducrot, quali poltrone, sedie e sgabelli in pelle provenienti dalla splendida Sala conferenze. Contribuiscono a ricreare l’ambientazione d’epoca le immagini delle tele dipinte da Benedetta Cappa Marinetti, che interpretano in stile futurista i temi della comunicazione e del trasporto. Ancora, un prezioso telegrafo gentilmente prestato dal collezionista Salvatore Calderone, una bici e una sacca di cuoio dell’epoca raccontano un pezzo importante della storia dell’azienda, lunga 160 anni.
Si è scelto poi di ricostruire, attraverso l’esposizione degli arredi, gli ambienti interni di Casa Savona, un’abitazione privata rappresentativa dell’epoca che si colloca nella fase di maggiore espansione del Déco, detto pure stile 1925 per via della Exposition internationale des arts décoratifs et industriels modernes tenutasi a Parigi in quell’anno. Il progetto dell’appartamento è interamente curato da Gino Morici, che qualifica capillarmente sia gli arredi sia le decorazioni che diventano un unicum, un vincolo indissolubile tra architettura e design in tutti gli ambienti. Per tali ragioni la casa, unitamente agli arredi che la compongono, è stata dichiarata di interesse culturale nel 2018, in quanto riveste particolare importanza sotto il profilo storico-artistico e monumentale, come uno dei pochi esempi del Déco a Palermo.
Due sale della mostra sono dedicate alla collezione di abiti e accessori di Raffaello Piraino. I preziosi oggetti, anch’essi dichiarati di interesse culturale nel 2015, raccontano uno spaccato della moda degli anni Trenta.
Tra gli oggetti esposti una porta che decorava un interno del Circolo degli ufficiali dell’Enac (ex Villa Natoli) presso il primo aeroporto di Palermo a Boccadifalco e che richiama, nelle decorazioni a intarsio ligneo, il Palazzo delle Poste e Casa Savona.
SCHEDA STORICA
Nella vasta produzione edilizia degli anni Venti e Trenta del Novecento, derivata per la maggior parte dal programma statale di modernizzazione su scala nazionale, Palermo si inserisce con imponenti edifici pubblici, funzionali (scuole, asili, ospedali), palazzi di rappresentanza di grandi committenze private, complessi di edilizia abitativa pubblica.
Negli anni del primo dopoguerra, i nuovi edifici pubblici vengono costruiti a colmare i vuoti nel tessuto edilizio storico generati dalla politica urbanistica del “diradamento”. Il concorso pubblico bandito nel 1922 per la realizzazione dell’ingresso monumentale della via Roma, in tal senso, è esemplare del tentativo di riconfigurazione della trama urbana operata a partire dagli anni Venti, tra investimenti in servizi per la collettività e volontà rappresentativa dell’amministrazione pubblica.
Concentrati nella città antica, in cui permane la centralità commerciale e direzionale, si costruiscono il Provveditorato alle Opere pubbliche, la Caserma dei vigili del fuoco, la Casa del mutilato, il Palazzo delle Ferrovie, il Palazzo delle Poste e telegrafi, le prestigiose nuove sedi della Banca d’Italia e del Banco di Sicilia. In dialogo costante con l’architettura è la presenza dell’arte figurativa, considerata essenziale nella realizzazione dell’edilizia ufficiale: affreschi, mosaici, bassorilievi, definiti “pittura murale” da Mario Sironi, negli edifici palermitani sono commissionati agli artisti Gino Morici, Alfonso Amorelli, Antonio Giuseppe Santagata, Antonio Ugo, Benedetto De Lisi, Archimede Campini, Nino Geraci, Domenico Li Muli, Giovanni Rosone, Filippo Sgarlata.
La mole di opere pubbliche realizzata include anche i numerosi edifici scolastici diffusi in tutta l’area metropolitana, sia nei quartieri che nelle borgate, gli istituti universitari in via Archirafi, il nuovo macello comunale, lo stadio del Littorio nel parco della Favorita, il campo di aviazione di Boccadifalco, la sistemazione del porto con i nuovi pontili e la stazione marittima, le strutture sanitarie del Policlinico e dell’Ospedale Civico, l’Ospedale di isolamento Guadagna, il sanatorio Ingrassia, le strutture assistenziali per l’infanzia Aiuto materno e Casa della madre e del bambino, il dispensario antitubercolare Molo, oltre all’ammodernamento delle reti viaria, idrica, fognaria e di illuminazione pubblica.
Ingenti finanziamenti statali sostengono, inoltre, il programma costruttivo dell’Istituto autonomo case popolari di Palermo. I modelli adottati per i nuovi insediamenti abitativi sono sia del tipo intensivo, con edifici multipiano a blocco, che del tipo estensivo, con “casette” composte da più alloggi e giardino o “casette rurali” con orto. In quest’ambito si distingue il progetto del Quartiere del Littorio (oggi Matteotti), concepito come un primo nucleo di città giardino d’ispirazione howardiana, eretto nella zona d’espansione nord lungo la prestigiosa via della Libertà.
Nell’ambito extraurbano, si colloca la fondazione dei borghi rurali Schirò e Borzellino nel territorio di Monreale che, seppure nelle limitate dimensioni, rappresentano utopie urbane con un intrinseco valore storico architettonico.
I protagonisti della “nuova architettura” sono professionisti e accademici appartenenti alla “scuola palermitana” di Ernesto Basile, quali Salvatore Caronia Roberti, Giuseppe Capitò, Luigi Epifanio, Salvatore Cardella, Giovan Battista Santangelo, Pietro Scibilia, Giuseppe Spatrisano, Giuseppe Vittorio Ugo. Esponenti tutti della cultura architettonica siciliana che, nel dibattito di quegli anni tra modernismo della tradizione, innovazione razionalista e mediterraneità, determinano con la loro produzione la definitiva transizione al moderno. Ai nomi siciliani va aggiunto il bolognese Angiolo Mazzoni, architetto del ministero delle Comunicazioni, autore del monumentale Palazzo delle Poste, in cui la decorazione artistica ha il segno sofisticato di Paolo Bevilacqua e quello surrealista di Benedetta Cappa Marinetti.