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Palermo, morto il missionario dei poveri Biagio Conte

Fratel Biagio, ‘angelo dei poveri’, come da tutti era considerato, era afflitto da una grave malattia

Aveva 26 anni quando fece la sua scelta che lo ha reso vicino a Francesco, il poverello d’Assisi. Lasciare tutto, la famiglia e l’impresa edile del padre, per dedicarsi ai poveri. La Missione di speranza e carità di Biagio Conte, il missionario laico di Palermo, morto oggi a 59 anni, è sorta nel 1991 sotto i portici della Stazione centrale della città di Palermo. Insieme ai luoghi di padre Pino Puglisi, è stata al centro della visita di Papa Francesco, nel capoluogo siciliano, il 15 settembre 2018, nel 25esimo anniversario dell’uccisione da parte della mafia del parroco di Brancaccio.

Il carisma della Missione è l’accoglienza e il donarsi ai nuovi poveri delle città, a tutti quelli che rimangono indietro e ai margini; vengono chiamati barboni, vagabondi, giovani sbandati, alcolisti, ex detenuti, si chiamano tutti “fratello” e “sorella” senza alcuna distinzione. Non solo accoglienza, ma anche un aiuto concreto per ricostruire se stessi, rientrare nella vita di ogni giorno con orti, formazione, laboratori artigianali di falegnameria, sartoria, edilizia, tipografia, cucina e artistici, con un piccolo panificio realizzato all’interno. Un patrimonio immenso di umanità, speranza e competenze che salvaguardare dopo la morte del fondatore sarà ora la sfida più importante.

La realtà assiste centinaia di persone grazie all’operato dei missionari, di un sacerdote, don Pino Vitrano, che ha scelto di condividere la stessa esistenza, centinaia di volontari che nei decenni si sono avvicendati.

La Missione di speranza e carità opera in nove comunità, destinate all’accoglienza maschile e  di donne singole e mamme con i loro bambini. Le strutture si trovano a Palermo e in provincia; in città, vicino alla Stazione centrale, sono state trovate in uno stato di grave incuria e degrado, in quanto abbandonate e inutilizzate da decenni (alcuni locali erano dei veri e propri ruderi con il tetto crollato). Gli stessi fratelli accolti e tanti volontari, gruppi e associazioni, con grande spirito di solidarietà hanno iniziato “una pietra dopo l’altra”, come diceva san Francesco, il restauro e la ricostruzione dei locali, trasformando dei ruderi, in case di accoglienza, pace e speranza. La Missione è un progetto aperto. Non ci sono limiti. Molte iniziative sono state avviate. Altre devono esserlo.

Le tre comunità principali sono quella di via Archirafi 31, denominata “Missione speranza e carità”, dove tutto è nato tra i ruderi trasformatisi in miracolo; la comunità di via Garibaldi 3, “Accoglienza femminile”; la comunità di via Decollati 29, “La Cittadella del povero e della speranza”. Ci sono anche tre realtà agricole​, una a Palermo, “Villa Florio”, dove si coltivano per lo più ortaggi, una a Tagliavia, frazione di Corleone, dove si coltiva il grano, una a Scopello, dove si producono olive per realizzare olio; una a Giacalone per il campo estivo dei bambini. Altre realtà sul monte Innici e un’altra in provincia di Enna.

La Missione non prevede un termine preciso di permanenza in comunità; l’accoglienza viene normalmente garantita fino a quando chi è accolto trova una sistemazione abitativa. Ogni comunità è dotata di una cucina e di una mensa dove vengono distribuiti tre pasti al giorno; è inoltre garantita un’assistenza medica e farmaceutica e dei servizi docce e vestiario per i tanti poveri che ogni giorno bussano alla porta della Missione.

La struttura di via Archirafi 31 (l’ex disinfettatoio comunale) accoglie solo uomini. Molti vivevano per strada e grazie al servizio di Missione notturna sono stati portati in comunità e recuperati da una condizione di grave emarginazione e totale abbandono. Qui sono concentrate le persone più sofferenti che hanno bisogno di cure infermieristiche perché affette da malattie croniche o da disabilità fisiche e mentali. Sono anche presenti alcolisti cronici che si tenta di disintossicare dalla schiavitù dell’alcol, grazie a lavori artigianali o di tipo agricolo svolti in un terreno fuori Palermo.

La Missione Femminile di via Garibaldi (ex convento di Santa Caterina) accoglie sorelle senza tetto tra donne singole e mamme con bambini. Molte delle sorelle accolte sono giovani ragazze madri o donne sole e abbandonate dalla famiglia. Sono anche presenti donne con disagi mentali o ex prostitute che hanno deciso di iniziare una nuova vita. Dal 2003 sono state accolte tante donne straniere profughe dall’Africa singole o con bambini o in stato di gravidanza. La Cittadella del povero e della speranza (ex caserma dell’aeronautica militare), è la seconda comunità maschile della Missione nata per far fronte al dilagante richiesta di aiuto di centinaia di profughi provenienti dall’Africa e dall’Asia. Qua accolti tanti fratelli in diversi dormitori.

La maggiore parte dei fratelli accolti in questa comunità sono giovani sopra i diciotto anni di età, rifugiati politici, richiedenti asilo o titolari di un permesso di protezione internazionale. In missione è stato e dedicato un apposito dormitorio per curare i migranti ammalati o fortemente debilitati dop il viaggio in mare intrapreso per raggiungere le coste della Sicilia. Molti di questi ragazzi dopo avere riacquistato le forze, decidono di andare via dalla Missione per cercare lavoro fuori; altri, spesso bloccati dalle lungaggini burocratiche connesse al rilascio del permesso di soggiorno, decidono di vivere più a lungo in Missione, in questo caso  vengono impegnati in comunità per imparare un mestiere e la lingua italiana.


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