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Pnrr. Spi Cgil: “in Sicilia 140 milioni di euro in meno per la sanità”. Il ministro Fitto: “nessun taglio, polemica inutile”

Nelle prossime ore il Governo attiverà uno specifico confronto con le Regioni finalizzato all’esatta individuazione degli interventi finanziati con le tre differenti fonti: Pnrr, Pnc e fondo ex art. 20 della legge n. 67 del 1988

La Sicilia perderà 140 milioni di euro dai tagli nazionali previsti nella nuova rimodulazione del Pnrr voluta da Raffaele Fitto. A fare i conti, misura per misura, è lo Spi Cgil Sicilia che, esaminato il decreto del ministro per la Coesione, ha individuato le misure penalizzate nell’Isola, il 40% delle quali nella sola provincia di Enna.

Saltano oltre otto milioni per l’ospedale Giovanni Paolo II di Sciacca, quasi nove milioni per il San Giovanni di Dio di Agrigento, 16,5 milioni in meno per l’ospedale Chiello di Piazza Armerina, oltre sette milioni di tagli per il Policlinico di Messina, 15 milioni in meno per l’Umberto I di Siracusa, sforbiciata da sette milioni e mezzo per il S.Antonio Abate di Trapani. Ma soprattutto oltre 22 milioni di euro in meno per il solo ospedale Umberto I di Enna, che subisce tre tagli da tre misure differenti. (Tutto il dettaglio nelle tabelle allegate)

Il sindacato lancia l’allarme anche sugli interventi mantenuti nella misura “Verso un ospedale sicuro e sostenibile”, che ammontano a poco meno di 62 milioni di euro con un’incognita: tra il 2021 e il 2024 il governo ha stimato un aumento dei costi del 30 per cento. Dunque le risorse inizialmente stanziate non saranno sufficienti a garantire tutti gli interventi.

“Chi sceglierà quali mantenere e quali tagliare? – si chiede la segretaria regionale dello Spi Cgil Maria Concetta Balistreri – Con quali risorse saranno realizzati gli interventi definanziati? Il governo nazionale ha sempre sostenuto che le risorse alternative ci sono e che tutti gli interventi saranno realizzati. Del resto anche il presidente Schifani e l’assessora Volo hanno sempre rassicurato tutti garantendo che le risorse ci sono. La questione è che a leggere le carte della Giunta regionale scopriamo che i soldi non ci sono e che stanno prendendo in giro i siciliani. Non ci aspettavamo che fosse l’assessora Volo ad intervenire, ma riteniamo indispensabile che il presidente Schifani si unisca al presidente della regione Lazio, della Calabria e della Lombardia (per citare quelli della stessa parte politica) per denunciare con forza quest’ultimo, in ordine di tempo, furto ai danni della salute dei cittadini siciliani. Ancora una volta a pagare saranno i cittadini siciliani, che vedranno penalizzato per l’ennesima occasione il loro diritto alla salute e alle cure”.

Per il ministro Raffaele Fitto, però, non c’è alcun taglio ma solamente una polemica che accompagna il lavoro complesso portando avanti dal Governo. “L’adozione del decreto-legge 2 marzo 2024, n. 19, è il risultato di un importante lavoro svolto con tutte le amministrazioni, che si è concluso con la bollinatura del decreto da parte della Ragioneria Generale dello Stato – dice – Come noto, la Ragioneria Generale dello Stato verifica la sussistenza della copertura finanziaria di tutti i provvedimenti normativi statali. È singolare che si discuta, quindi, di presunti problemi di copertura finanziaria, quando per esempio all’epoca della redazione del Pnrr nessuno, ma proprio nessuno, ha avuto qualcosa da obiettare rispetto alla scelta di inserire nel Piano oltre 68 miliardi di euro di progetti in essere, cioè preesistenti al Pnrr , in parte incoerenti con la regolamentazione del Pnrr e la cui realizzazione non si sarebbe mai potuta realizzare nei modi e nei tempi previsti portando così al corrispondente definanziamento e alla perdita delle risorse. Ribadisco che, relativamente agli investimenti in sanità, il decreto-legge n. 19 del 2024 non ha operato nessuna riduzione delle risorse, ma ha soltanto provveduto a rimodulare le fonti di finanziamento, riallocando i progetti che, per ritardi e criticità attuative, non potevano essere conclusi e rendicontati nei termini e secondo le modalità previste dal Pnrr e dal Piano nazionale complementare al Pnrr (Pnc) e che prescrivono il collaudo degli interventi entro il mese di giugno 2026. Il Pnrr assegnava alla Missione Salute complessivamente 15,625 miliardi di euro. Dopo la revisione del Piano dello scorso dicembre, la dotazione finanziaria assegnata alla missione Salute è stata confermata in 15,625 miliardi di euro. Quindi la revisione non ha comportato tagli. In aggiunta, il Governo ha assicurato ulteriori 500 milioni di euro per l’incremento dei costi delle materie prime. In sintesi, le risorse non solo non sono diminuite, ma sono addirittura aumentate”.

La misura “verso un ospedale sicuro e sostenibile” prevedeva una dotazione finanziaria di 3,1 miliardi di euro dei quali 1,650 miliardi finanziati dal Pnrr e 1,450 dal Piano nazionale complementare (Pnc). Le risorse del Pnrr assegnate a detta misura prevedevano 1 miliardo di progetti in essere finanziati dall’art. 20 della legge n. 67 del 1988. In sede di revisione, 750 milioni di euro di questi interventi sono stati spostati dal Pnrr e riportati esattamente dove erano prima della stesura iniziale del Pnrr, perché non sarebbero stati completati e collaudati entro il 2026.

“In relazione alle risorse del Fondo ex art. 20 della legge n. 67 del 1988, lo scorso 18 marzo ho incontrato insieme al Ministro Schillaci tutte le Regioni – aggiunge il ministro – Nel corso dell’incontro, è emerso che allo stato risultano sottoscritti Accordi di programma per 15,8 miliardi di euro. Inoltre, è emerso che risultano in corso di sottoscrizione Accordi di Programma per 1,4 miliardi di euro, in corso di istruttoria Accordi di Programma per 2,4 miliardi di euro e 2 miliardi di euro di interventi individuati con delibere di giunta regionale. Dall’istruttoria è emerso quindi che ad oggi residuano 2,2 miliardi euro liberi e per i quali non risulta alcuna proposta o richiesta di impiego da parte delle Regioni. Al tempo stesso, è bene ricordare che la verifica effettuata ha consentito di accertare che, alla data del 31 dicembre 2023, su un totale di 1,650 miliardi di euro, originariamente assegnati dal Pnrr, risultavano spesi soltanto 99,65 milioni di euro. È su questo dato che bisognerebbe riflettere. Dunque, l’ammontare complessivo delle risorse disponibili per gli interventi in materia di sanità, finanziate con le risorse del Pnrr, del Pnc e con le risorse ordinarie del bilancio dello Stato, corrisponde esattamente alle risorse originariamente destinate a tale fine. L’unica differenza è rappresentata dalla circostanza che si consente la realizzazione degli interventi secondo modalità e con tempistiche coerenti con le loro caratteristiche e con il loro stato di avanzamento, evitando il rischio di definanziamenti che sarebbero stati inevitabili qualora tutti gli interventi fossero rimasti all’interno del Pnrr o del Pnc. Con il decreto – legge n. 19 del 2024 non solo si è provveduto a mettere in sicurezza gli interventi in questione modificando la relativa fonte di finanziamento, ma sono state introdotte nell’ordinamento le misure necessarie per assicurare l’effettivo impiego, entro il 30 giugno 2026, di circa 1,2 miliardi di euro previsti dal Pnrr e dal Pnc per la realizzazione degli investimenti nel settore sanitario: questo è e dovrebbe essere per tutti il vero tema di discussione e quindi l’obiettivo principale”.

Nelle prossime ore, il Governo attiverà uno specifico confronto con le Regioni finalizzato all’esatta individuazione degli interventi finanziati con le tre differenti fonti: Pnrr, Pnc e fondo ex art. 20 della legge n. 67 del 1988. “Il dibattito parlamentare sarà l’occasione per entrare nello specifico dettaglio di tutti i punti qui evidenziati – conclude Fitto -. Quindi nessun taglio ma solamente un’inutile polemica che accompagna il lavoro complesso che stiamo portando avanti e che ha consentito, piaccia o meno, di collocare l’Italia al primo posto per stato di avanzamento del Pnrr, come attestato dal Rapporto intermedio della Commissione europea del 21 febbraio 2024″.


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