Una spesa complessiva pari a 13,5 miliardi di euro con un impatto sul Pil, come valore aggiunto, di 23 miliardi di euro, e l’impiego di oltre 36,7 mila nuovi occupati per tutta la durata dei lavori. Sono queste, in sintesi, alcuni delle cifre che fotografano gli effetti del cantiere sull’economia italiana secondo lo studio “Il Ponte sullo Stretto di Messina: primi esiti delle analisi costi-benefici” di OpenEconomics, illustrato stamane da Cataldo Ferrarese in occasione della tavola rotonda “Logistica e infrastrutture per le imprese siciliane fattore chiave per la competitività”, organizzata da Unioncamere Sicilia, Uniontrasporti con la Camera di Commercio Palermo Enna, con il patrocinio della Regione siciliana.
Il report, aggiornato al marzo di quest’anno utilizzando dati da fonti Uniontrasporti, Stretto di Messina Spa, Istat, Banca d’Italia, è finalizzato all’analisi macroeconomica del periodo di cantiere, ovvero alla stima degli effetti estesi (diretti, indiretti e indotti) sull’economia italiana della spesa necessaria alla realizzazione del Ponte.
Secondo lo studio, i risultati confermerebbero “la rilevanza economica dell’opera” analizzando la propagazione degli effetti sul Pil per un valore di 23,1 miliardi. Un dato ottenuto sommando l’impatto diretto – 5,9 miliardi (26%) – generato sulla domanda di beni e servizi da parte dei settori produttivi coinvolti nelle attività di realizzazione; indiretto – 3,8 miliardi (16%) – determinato dall’aumento di domanda e offerta nelle catene di fornitura attivate; indotto – 13,4 miliardi (58%) – effetto della reimmissione dei redditi da lavoro e capitale nel sistema economico e del reinvestimento delle entrate fiscali in forma di spesa pubblica. Gli effetti intesserebbero ricadrebbero a cascata su tuttle le regioni attivando in maniera significativa un gran numero di settori industriali.
Oltre alle due regioni fisicamente impattate dall’opera, Sicilia e Calabria, quelle con maggiori benefici in termini di Pil risultano la Lombardia, il Lazio, l’Emilia Romagna e il Veneto. Manifattura, costruzioni e servizi alle imprese sono inoltre i tre comparti maggiormente interessati dalla costruzione dell’infrastruttura (essendo i principali ambiti di spesa). Come conseguenza indiretta e indotta del ciclo economico attivato, i principali settori impattati sono quelli dei servizi alle persone e quelli della pubblica amministrazione. Per quanto riguarda gli effetti sul lavoro e fisco, sarebbero 36,7 mila gli occupati a tempo pieno in Italia per tutta la durata di realizzazione dell’opera (circa 8 anni), con un effetto sul gettito fiscale di 10,3 miliardi di euro: 6,9 miliardi tasse dirette (67%); 3,4 miliardi tasse indirette (33%).
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