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Ponte sullo Stretto. Musumeci: “il Governo ne parla per non farlo”. E sul Pnrr: “più tempo per spendere i fondi”

"Se il governo Draghi ha un'idea seria e concreta di quello che vuole fare del Sud non può non partire dalla infrastruttura dello Stretto, temo che sia a Roma sia a Bruxelles la proiezione verso sud dell'Europa non sia un tema prioritario dell'agenda della politica"

Non continuare a perdere tempo sul ponte sullo Stretto e sottrarlo alla polemica politica. È quanto sostiene il presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, che ha parlato ieri a Messina a margine di un incontro all’università per la presentazione del libro del professore Remo Calzona “La sfida tra i due mari” dedicato alla proposta di fattibilità del ponte a più campate.

“Il fatto di ripresentare il progetto del ponte sullo Stretto è una perdita di tempo – dice Musumeci – Il governo ha capito che la migliore strategia per eludere il problema sembra quella di perdere tempo, c’è un evidente stato confusionale all’interno del governo al di là della serietà e della buona volontà del ministro Giovannini, temo che le pressioni e i condizionamenti politici di alcuni settori del Parlamento in materia di ponte abbiano prodotto significativi risultati cioè di decidere di non decidere”.

Per Musumeci, “si continua a far finta di non capire che in Sicilia il ponte sullo Stretto diventa il presupposto per immaginare in prospettiva un ruolo di centralità della Sicilia che oggi come da 70 anni rappresenta la periferia del Continente. Dobbiamo sottrarre il tema alla polemica politica e sopratutto all’approccio ideologico. Se il governo Draghi ha un’idea seria e concreta di quello che vuole fare del Sud non può non partire dalla infrastruttura dello Stretto, temo che sia a Roma sia a Bruxelles la proiezione verso sud dell’Europa non sia un tema prioritario dell’agenda della politica”.

E intanto ha chiesto più tempo per spendere i fondi del Pnrr per evitare di perdere importanti risorse che arrivano in Sicilia: “Occorre tenere conto del contesto in cui ci troviamo, il permanere della pandemia, i numeri ci dicono che la partita non è assolutamente chiusa, e al tempo stesso le ripercussioni già visibili del conflitto nell’ Est Europa – afferma – credo che per poter cogliere a pieno le opportunità straordinarie di questa risorsa finanziaria che arriva in Sicilia e non alla Regione siciliana di circa 20 miliardi, occorre necessariamente prorogare la scadenza dal 2026 al 2028, spererei nel 2030. Al tempo stesso sarebbe bene che il governo nazionale dotasse gli enti locali della necessaria consulenza tecnico amministrativa altrimenti potremmo veder passare davanti a noi fiumi di risorse finanziarie senza mai poterne l’utilità perché i nostri enti locali non hanno più strutture tecniche capaci di poter redigere progetti”.


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