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Processo alla “cricca” dell’edilizia a Palermo, chieste 9 condanne

La pena più alta, 8 anni, è stata sollecitata per l'imprenditore Giovanni Lupo, socio occulto e titolare di fatto della Biocasa

I pm di Palermo Andrea Fusco e Giovanni Antoci hanno chiesto pesanti condanne nel processo denominato ‘Giano bifronte’, sulla corruzione nell’assessorato all’Edilizia privata del Comune capoluogo della Sicilia, negli anni dell’amministrazione guidata da Leoluca Orlando: si tratta della ‘cricca’ che avrebbe fatto ottenere appalti in cambio di tangenti. Per i nove imputati sono stati proposti nel complesso oltre sessant’anni di carcere.

La pena più alta, 8 anni, è stata sollecitata per l’imprenditore Giovanni Lupo, socio occulto e titolare di fatto della Biocasa; 7 anni è la richiesta per l’altro costruttore Francesco La Corte, l’ex dirigente dell’area tecnica del Comune, Mario Li Castri, l’architetto libero professionista Fabio Seminerio, l’ex dirigente del Suap (sportello attività produttive) Giuseppe Monteleone e gli ex consiglieri comunali Giovanni Lo Cascio, all’epoca capogruppo del Pd e presidente della commissione Urbanistica, e Sandro Terrani, capogruppo di Italia Viva e componente della commissione Bilancio.

Sei anni, infine, la richiesta per gli architetti Agostino Minnuto, direttore dei lavori di un cantiere della Biocasa, e per Giovanna D’Attardi, ai tempi compagna di Monteleone, che dalla stessa impresa avrebbe ottenuto diversi incarichi. L’inchiesta, partita nel 2019 e con arresti che scattarono nel 2020, scaturì da dichiarazioni del pentito di mafia di Belmonte Mezzagno (Palermo) Filippo Salvatore Bisconti, anche lui architetto e impegnato nell’edilizia.
I carabinieri indagarono su affari importanti come la lottizzazione in via Evangelista Di Blasi, dove fu accordata una variante che portò da 72 a 96 le unità abitative da realizzare; poi l’accelerazione della calendarizzazione e dell’approvazione di tre proposte di costruzione in deroga al piano regolatore, su cui il 7 novembre del 2019 il Consiglio comunale espresse comunque voto contrario. In entrambi i casi ci sarebbero stati scambi di favori, soldi, incarichi professionali. Il processo si tiene davanti alla terza sezione del tribunale di Palermo.


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