Quindici condanne in abbreviato sono state emesse, per un totale di circa 90 anni di carcere, nel processo di mafia denominato “Villaggio di famiglia”, dal Gup del tribunale di Palermo Claudio Emanuele Bencivinni: il riferimento è al clan del quartiere palermitano del Villaggio Santa Rosalia, in cui la Guardia di Finanza portò a termine un blitz a giugno 2023. Nella sentenza, in cui sono stati applicati gli sconti di un terzo, previsti per il rito alternativo, ci sono anche sei assolti.
Fra i condannati le pene più alte sono toccate ai due “uomini forti” del quartiere, nei cui confronti è però caduta l’aggravante di essere stati “capi e promotori” dell’organizzazione criminale: si tratta di Salvatore Sorrentino, condannato a 11 anni 8 mesi, e del figlio Vincenzo, che ne ha avuti otto. Più alta ancora – ma solo in apparenza, per via dei meccanismi della continuazione fra sentenze riguardanti fatti simili – la pena totale che dovrà scontare Leonardo Marino, 16 anni complessivi. A seguire ci sono Andrea Nicolò, Cristian Tomasino e Gaetano Sorrentino (sette anni e 2 mesi ciascuno), Luigi Abbate e Vincenzo Adelfio (7 anni a testa), Rosaria Leale (6 anni e 8 mesi), Vincenzo Sparla (5 anni e 4 mesi), Andrea Ferrante e Giovanni Cancemi (4 anni a testa), Silvestre Maniscalco, Pietro Maggio, Alessandro Miceli a 2 anni ciascuno. Le accuse spaziavano dall’associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, aggravata dal metodo mafioso, al traffico di stupefacenti e all’intestazione fittizia di beni. Gli assolti sono Giampiero Giannotta, Morris Morgan Cardinale, Rosario Manno, Francesco e Paolo Maniscalco e Gianluca Bruno. Sono difesi dagli avvocati Giovanni Castronovo, Michele Giovinco, Angelo Barone, Antonio Turrisi, Giuseppina Candiotta, Filippo Gallina e Debora Speciale. Risarcimenti toccheranno alle parti civili costituite: il Comune di Palermo, il centro Pio La Torre, la Fai, Solidaria, Sos Impresa, Confcommercio Palermo, Confesercenti e Assoimpresa.
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