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Punta la pistola d’ordinanza contro la moglie e la picchia: condannato

L'agente è stato riconosciuto colpevole dell'ipotesi di reato di maltrattamenti ma assolto per l'accusa di essersi sottratto agli obblighi di assistenza familiari nei confronti della stessa moglie e delle due figlie

Pugni, calci, schiaffi e minacce di morte alla moglie che, in una circostanza, è stata pure intimorita con una pistola puntata alla tempia e ha rimediato una frattura per i colpi ricevuti. Un poliziotto originario della Basilicata, ma in servizio ad Agrigento, è stata condannato a due anni di reclusione dal giudice monocratico del tribunale di Agrigento, Alfonso Malato.

L’agente è stato riconosciuto colpevole dell’ipotesi di reato di maltrattamenti ma assolto per l’accusa di essersi sottratto agli obblighi di assistenza familiari nei confronti della stessa moglie e delle due figlie. Le violenze fisiche e psicologiche, di cui ne avrebbe fatto le spese pure una figlia, sarebbero andati avanti fino al 2018. La moglie, secondo quanto ha accertato il processo, è stata ripetutamente insultata ed etichettata come “putt… prostituta, zocc….”.

Il poliziotto l’avrebbe minacciata di ucciderla (“Ti ammazzo, ti levo di mezzo prostituta”) e in un’occasione le avrebbe puntato la pistola di ordinanza alla tempia. E poi ancora calci, schiaffi, pugni e non solo: la donna sarebbe stata afferrata per il collo. Una delle aggressioni più gravi ai suoi danni le avrebbe provocato la frattura dell’alluce, colpito con un violento calcio. Anche una delle figlie avrebbe dovuto subire le sue violenze e, in particolare, sarebbe stata ripetutamente insultata e derisa con frasi del tipo: “Palla di mer… che campi a fare? Perché non ti ammazzi?!”. La stessa ragazzina, inoltre, sarebbe stata schiaffeggiata e afferrata per i capelli. L’imputato, adesso, è stato condannato pure a risarcire l’ex moglie e le figlie che si sono costituite parte civile con l’assistenza delle avvocate Teresa Alba Raguccia e Graziella Vella.


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