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Quindicenne suicida, ascoltati i familiari: disposta l’autopsia

I familiari della quindicenne sono sconvolti sostengono che la ragazza non si sarebbe mai tolta la vita, avanzando vari sospetti sulle reali cause della morte

foto generica di repertorio

Sarà effettuata a Enna l’autopsia sul corpo della quindicenne di Piazza Armerina (En) che il 6 novembre scorso si è tolta la vita. L’esame autoptico è stato fissato per mercoledì 13 novembre. Ieri sera al Commissariato di Piazza Armerina dopo la sorella Dioslary, sentita per circa tre ore, sono stati sentiti anche il padre Roberto e la madre Johary. In mattinata Dioslary aveva accusato un malore e inizialmente era stato deciso di sentirla questa mattina, ma poi anche lei è stata sentita nella serata di ieri.

I familiari della quindicenne sono sconvolti sostengono che la ragazza non si sarebbe mai tolta la vita, avanzando vari sospetti sulle reali cause della morte, cosa che ha spinto la Procura per i minori di Caltanissetta a disporre prima il sequestro della salma – dopo che il corpo era stato sottoposto a esame esterno e tossicologico, restituito alla famiglia e preparato per i funerali – e poi a disporre l’autopsia.

La famiglia sostiene che la quindicenne fosse stata presa di mira dalle coetanee, che, poche ore prima del suicidio, l’avrebbero accerchiata a scuola e pesantemente insultata, facendo anche riferimento a un video intimo. La lite e gli insulti lanciati dalle altre studentesse sono confermati, ma la giovane che con la famiglia si era trasferita da un anno a Piazza Armerina, città di cui è originario il padre, si era ben integrata. Aveva ottimi risultati a scuola, giocava nella squadra locale di pallavolo, frequentava moltissimi amici e faceva la vita di qualunque adolescente: tra scuola, studio, sport, uscite con gli amici, nulla faceva presagire un disagio tale da farle maturare un gesto estremo.

Dall’altro lato, però ci sarebbe un biglietto, consegnato dalla quindicenne a un compagno di scuola la mattina del suicidio, avvenuto poi intorno alle 13 nel giardino di casa. La giovane avrebbe chiesto al compagno di consegnarlo al suo fidanzato. Un piccolo pezzo di carta, strappato da un quaderno con la scritta “Ti amerò anche nella prossima vita” e firmato “Lari”, come tutti chiamavano la quindicenne.

Il biglietto è stato consegnato alla polizia e confermerebbe che la ragazza aveva già deciso di togliersi la vita prima di chiamare i genitori per uscire da scuola anticipatamente. Poco prima c’era stato l’episodio della lite con il gruppetto di studentesse, capeggiate da una che, in particolare, accusava la compagna di avere avuto rapporti con i suoi ex. Qualche spintone, e tanti insulti con la ragazza al centro di un capannello di ragazzine urlanti. Poi il suono della campanella di fine ricreazione, il rientro in classe e la quindicenne che aveva detto di sentirsi male e di voler tornare a casa. I genitori erano andati a prenderla, lei aveva detto alla madre che era successa una cosa brutta, aggiungendo “poi ti dico”.

Una spiegazione che la madre non ha mai avuto, perché una volta a casa, era poi uscita per alcune commissioni, assentandosi per una quarantina di minuti. Al suo rientro ha trovato la figlia impiccata a un albero del giardino. La sorella sostiene che la grafia del biglietto non è quella della congiunta e la famiglia afferma anche che il lasso di tempo nel quale è rimasta da sola a casa è troppo breve perché da sola potesse togliersi la vita in quel modo. L’autopsia, a questo punto, dovrebbe fugare ogni dubbio.

Il fascicolo di indagine ipotizza l’istigazione al suicidio e punta a verificare se la quindicenne è stata vittima di revenge porn, dato che si parla con insistenza di un video, e di atti di bullismo. La famiglia ha deciso di rivolgersi ad un legale per essere rappresentati come parte lesa nel fascicolo di indagine.


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