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Ragusa, non c’è sangue per l’intervento, i medici chiedono alla moglie del paziente di trovare donatori

I donatori ci sono ma manca il personale sanitario per raccoglierlo. Le proposte per risolvere il problema

“Non abbiamo sangue. Per fare l’intervento a suo marito deve portare in ospedale 3 o 4 donatori”. Questo si è sentito dire una moglie, con il marito in attesa di un intervento di cardiochirurgia. Lo ha riferito Paolo Roccuzzo presidente dell’Avis di Ragusa nel corso di una conferenza stampa nel corso della quale ha presentato un elenco di proposte, a costo zero per la Regione, per incrementare la raccolta di sangue.

Nel Ragusano c’è autosufficienza e da Ragusa vengono fornite unità di sangue anche ad altre province; tutta la provincia di Ragusa produce il 20 per cento di tutto il fabbisogno regionale. E il sostegno effettuato con invio di sacche per emergenze non programmate, da Ragusa viene garantito ad esempio al policlinico di Catania, di Messina, all’ospedale di Taormina e al Papardo di Messina.

La carenza di sangue deriverebbe anche dal fatto che l’Emilia Romagna con cui la Sicilia ha una convenzione, per un calo di unità non riuscirà ad aiutare l’Isola per il periodo estivo. E il risultato è che sono stati rinviati interventi chirurgici programmati dal 1 luglio al 31 agosto. Eppure, a quanto sostiene il presidente di Avis Ragusa, i donatori ci sono ma manca il personale sanitario per raccoglierlo. E allora tutte le Avis iblee, assieme ad Ail (associazione per la lotta alle leucemie), Admo (associazione donatori midollo osseo), Lilt (lega italiana lotta ai tumori), Cittadinanza attiva – Tribunale per i diritti del malato e Fasted (federazione associazioni siciliane di talassemia emoglobinopatie e drepanocitosi) promuovono un’iniziativa per sollecitare soluzioni.

Ne hanno individuate quattro, facilmente percorribili e senza costi per la Regione: eliminare il vincolo di esclusività ai medici delle aziende sanitarie per permettere loro di essere operativi nella raccolta dei sangue senza intralciare la loro normale attività; estendere ai medici di famiglia e ai medici tirocinanti in medicina generale la possibilità di operare nella raccolta del sangue; permettere ai medici tirocinanti di svolgere 28 ore settimanali di tirocinio anche presso i centri di raccolta del sangue; snellire le procedure formative per l’acquisizione delle competenze nel settore.  E chi paga? I costi verrebbero sostenuti dalle associazioni preposte alla raccolta del sangue e la Regione Sicilia ci guadagnerebbe. Come? Inviando il plasma in eccesso al centro di emoderivazione (la Regione ne ricava annualmente 15 nilioni di euro). La piattaforma di suggerimenti è stata introdotta dal sindaco di Ragusa, Peppe Cassì, che ha sottolineato la virtuosità delle donazioni a Ragusa, “migliore Avis d’Italia e oggetto di studi”. Tra le testimonianze, toccante quella di Concetta Pace, presidente Fasted e talassemica. ” Tutti i giorni penso che la mia vita è attaccata ai donatori. La mia gratitudine è immensa.  Ma come si può fare capire – dice la Pace – che quando sei talassemico la trasfusione vuol dire continuare a vivere. Donatori pro senza medici vengono rimandati a casa! E’assurdo”. La nota con le proposte è stata inviata alla Regione, alla Prefettura di Ragusa e ai presidenti delle Avis regionale e provinciale oltre a Fratres e Fidas.


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