“Non ravviso la necessità di dimettermi, ma di assumermi la responsabilità politica del risultato, insieme al gruppo dirigente del Pd, affronterò con il partito la decisione se scegliere lo scranno romano in cui sono stato eletto, oppure rimanere in Sicilia da deputato. Sarà una scelta approfondita e ponderata…”: così il segretario regionale del Pd, Antony Barbagallo. A una domanda sul “dopo Letta”, il segretario dice: “Più che dei nomi, serve parlare di temi e contenuti, il mezzogiorno deve tornare ad essere in cima all’agenda del partito nazionale. Pensavamo di andare con il M5s, ma il quadro all’ultimo è cambiato per la loro improvvisa marcia indietro. In questo clima di difficoltà il partito siciliano ha risposto con un’affermazione importante di 224 mila preferenze ed 11 parlamentari. Siamo la prima opposizione in parlamento”.
Se in Sicilia il M5s non si fosse sfilato dal campo progressista “a quattro giorni dal voto, avremmo raccontato un’altra elezione, una storia diversa a partire dal nostro candidato Chinnici” ha detto ancora il segretario del Pd siciliano.
“Bisogna essere anche schietti: serve aprire una nuova fase nel partito, serve rigenerarlo, portare le nuove generazioni, nuova classe dirigente anche in vista del congresso nazionale, a metà ottobre al parlamento nazionale e ai primi di novembre quando si insidierà l’Ars, eserciteremo il nostro ruolo di opposizione in modo attento e sui temi che condividiamo assieme ai M5s, se ci saranno questioni comuni le affronteremo. Non ho alcun pregiudizio con i Cinque stelle, ma resta la ferita che sanguina ancora della loro marcia indietro a quattro giorni dal voto. Avremmo raccontato un’altra elezione, una storia diversa a partire dal nostro candidato Chinnici” ha concluso Barbagallo.
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