“Nessuno di noi ha un sentimento omofobo, razzista o discriminatorio. Il ‘rito del presente’ è espressione di una sorta di religiosità laica”. Lo dice in aula durante la sua testimonianza Mario Chiavola, presidente dell’associazione politico culturale, “Ragusa in movimento”, e eletto ad aprile 2024 componente del coordinamento provinciale di Fratelli di Ragusa, a processo davanti al giudice monocratico del Tribunale di Ragusa – insieme ad altri per i quali si procede separatamente – perché “durante la manifestazione pubblica del movimento politico denominato ‘Casapound Italia’, organizzata per commemorare Sergio Ramelli, compivano una manifestazione esteriore propria di organizzazioni o gruppi inequivocabilmente diretti a favorire la diffusione di idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale etnico, consistita nel cosiddetto ‘saluto romano’ e nella chiamata del presente”, integrato con quanto previsto dall’articolo 5 della legge 645 del 1952, la cosiddetta “legge Scelba” che punisce chiunque “compie manifestazioni usuali del disciolto partito fascista ovvero di organizzazioni naziste”. I fatti sono accaduti a Ragusa il 29 aprile del 2021.
L’inchiesta era partita dalla denuncia del fatto, promossa dall’articolazione provinciale dell’Anpi Ragusa – associazione nazionale dei partigiani d’Italia – il cui presidente provinciale è il senatore Gianni Battaglia, che si è costituita parte civile. Si trattò di una manifestazione autorizzata e controllata, durante la quale “uno sparuto gruppo, credo tutti di casa Pound – ha detto Chiavola – alla conclusione di un piccolo corteo, ha commemorato Sergio Ramelli sotto la tabella toponomastica dell’omonima via che lo ricorda come ‘vittima della violenza politica’. Sollecitato dal suo difensore, l’avvocato Michele Savarese, ha ribadito che non ci sono state condotte o comportamenti inneggianti all’omofobia o all’odio razziale. La sera della manifestazione, “qualcuno che aveva fatto un video, lo aveva pubblicato sui social, non so se di casa Pound o esterno. Il video è stato poi cancellato ma altri sui social lo hanno riprodotto”. Chiavola ha dichiarato di non conoscerne gli autori né chi lo ha postato e che i commenti in calce fanno pensare a esponenti di altra parte politica. Rispondendo al pubblico ministero ha detto di essere a conoscenza che Casa Pound in quel periodo era censurata sui social dalla stessa Meta “perché veniva tacciata come movimento fascista e che poi con un provvedimento giudiziario a Meta, Casa Pound era stata riammessa sul social” ma ha dichiarato anche di sapere “cosa Casa Pound non è: e non è un movimento fascista”.
Parlando del rito del ‘presente’ e del saluto romano, Chiavola ha detto che si è trattato di un “rito commemorativo rivolto ad una persona uccisa per le proprie idee politiche, un richiamo al presente. Nessuna correlazione con il fascismo; Ramelli venne ucciso perché era esponente del Movimento sociale italiano”. Chiavola, ricordando che oggi ricorrono i 50 anni dall’aggressione che causò la morte di Ramelli dopo 45 giorni di agonia, avrebbe partecipato a quella commemorazione da “ex componente del Movimento sociale, per l’ideale di quelle persone che per le loro idee avevano perso la vita”. L’avvocato di parte civile Mimmo Barone, gli ha allora chiesto se commemorano allo stesso modo anche le vittime di altra parte politica. “Sono rispettoso delle idee degli altri, non è capitato”.
La parte civile ha prodotto una serie di ‘articoli’ contenuti sul blog personale di Mario Chiavola e a sua firma che, tra gli altri, sono intitolati “Il camerata Sergio Ramelli” e “Intitolare a Ragusa una via alle vittime delle marocchinate”. La difesa, ha prodotto gli screenshot della pubblicazione del video in cui venne divulgata via social la commemorazione. Il giudice ha fissato per il 12 giugno la prossima udienza nel corso della quale verranno sentiti gli ultimi 4 testi della difesa.
© Riproduzione riservata - Termini e Condizioni
Stampa Articolo
© Riproduzione riservata - Termini e Condizioni