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Siccità, il ministro Musumeci: “tra 10-15 anni la Sicilia può uscirne”

Per la messa in sicurezza del territorio sono stati assegnati alle regioni 1,2 miliardi di euro di fondi Pnrr all'inizio del 2023

Per il ministro alla Protezione civile, Nello Musumeci, quella attuale sul fronte delle calamità, “è una fase assai difficile e col passare del tempo lo diventerà sempre di più. Questo deve essere presente alla classe dirigente, a tutti i livelli, ma anche ai cittadini, all’uomo della strada spesso distratto e che molto superficialmente si chiede, a fronte della calamità, che cosa hanno fatto il Comune, la Regione, lo Stato, ma mai si chiede ‘cosa ho fatto io per non farmi cogliere impreparato” dall’evento critico, estremo che con una frequenza sempre maggiore dovrà imporsi alla nostra attenzione”.

Intervistato su Rei Tv ha affermato che “serve avviare un processo che si chiama prevenzione. Noi italiani – ha aggiunto – non siamo fatti per la prevenzione e intanto nel 900 abbiamo avuto 120 mila morti per eventi calamitosi. L’obiettivo del governo è fare prevenzione, anche creando infrastrutture, perché un territorio particolarmente fragile non si faccia cogliere impreparato”.

Le assicurazioni sulle calamità naturali? Per il ministro alla Protezione civile, Nello Musumeci, devono essere “una scelta facoltativa”, dotata di “una gradualità”, e “fra 10-15 anni”, se “abbattiamo interamente il muro della indifferenza, può diventare obbligatoria, affinché lo Stato si adoperi perché non diventi un peso per i cittadini”. Per Musumeci la parola magica è prevenzione: “Ricostruire è un costo, prevenire un investimento” e questa sulle assicurazioni “è la mia teoria, l’ho portata al governo, c’è un dibattito aperto all’interno delle forze politiche… L’unica cosa certa è che lo Stato non può più uscire 3-4 miliardi l’anno per ricostruire. Non è più possibile. Non c’è più denaro per tutti e per sempre”.

“La Sicilia è la regione che fra tutte mette assieme varie criticità: non soltanto quella del dissesto idrogeologico, ma anche il rischio vulcanico, sismico, quello industriale, soprattutto nelle aree di Milazzo e Siracusa, gli incendi boschivi”. Ha detto il ministro alla Protezione civile, Nello Musumeci, parlando anche di un altro aspetto complesso, la siccità: “Sono convinto che tra 10-15 anni, continuando con la programmazione”, anche rispetto alla realizzazione di dighe e dei desalinizzatori, nonché al rifacimento delle reti idriche, “avremo una regione adeguata ai tempi e al contesto. Nell’immediato dobbiamo ricorrere a mezzi precari come il rifornimento dalle autobotti”.

Per la messa in sicurezza del territorio sono stati assegnati alle regioni 1,2 miliardi di euro di fondi Pnrr all’inizio del 2023, per “opere che devono esser completate entro il 2026. Spero che tutte le regioni d’Italia possano utilizzare tutte le risorse: non possiamo contare i morti ogni volta, ma attrezzarci alla prevenzione strutturale”, ha detto il ministro alla Protezione civile, Nello Musumeci.

“Qualche mese fa – ha spiegato alla tv catanese – eravamo al 27% di utilizzo; voglio augurarmi che alla fine dell’anno questo tasso cresca. Le procedure spesso non facilitano, gli uffici tecnici non sempre sono adeguate, la burocrazia non sempre è fatta da persone volenterose. Ce ne sono tante che lo sono, ma ci sono tanti scansafatiche che manderei volentieri a casa, però la legge non me lo consente. Cerchiamo allora di aiutare chi lavora con maggiore impegno… ne abbiamo parlato in Consiglio dei ministri”. Di certo, “sono le regioni che devono lavorare su questo fronte. L’altro giorno abbiamo votato in Cdm, su proposta dell’Ambiente, un decreto che consente ai presidenti della Regioni di avere maggiori competenze e maggiori possibilità di intervento con minori lacci e lacciuoli”.

“Sono un autonomista unitario. Ritengo prioritaria l’unità del Paese. Il governo farà bene, a mio avviso, a mettere a terra l’autonomia differenziata integralmente e non a rate”, continua il ministro alla Protezione civile, Nello Musumeci.

“Si potrebbe partire – aggiunge l’ex governatore siciliano – con le deleghe che non prevedono risorse finanziarie, come quella della Protezione civile chiesta dalla Regione Veneto. Io ritengo però – e questo lo deciderà il governo nella sua collegialità – che sarebbe più utile che per i Lep, quelli con le risorse e quelli senza risorse, l’autonomia venga attuata contestualmente. Se lavoriamo tutti insieme, di buona lena, entro poco tempo può diventare una realtà. Sono autonomista, ma occorre – conclude l’esponente di FdI – avere il tempo di definire le norme e poi saranno il governo nazionale e il Parlamento a decidere quale Regione debba avere le competenze dopo avere deciso preliminarmente quali sono i Lep. Perché le regioni devono partire tutte dallo stello livello, poi chi ha più polpacci va avanti, chi ne ha di meno sta indietro, può rinunciare alla delega e lo Stato si riapproprierà delle competenze delegate”.

Nei giorni scorsi il Consiglio dei ministri ha prorogato lo stato d’emergenza sull’immigrazione per rispondere a “una esigenza di carattere essenzialmente amministrativo”, assicura il ministro alla Protezione civile, Nello Musumeci, che spiega: “Dalle nostre coste non arrivano segnali preoccupanti, non c’è più quel flusso che si è registrato nel passato. Per altri sei mesi si procede dunque con lo stato d’emergenza – conclude – consentiamo al ministero dell’Interno di potere definire alcune procedure e poi dovremmo normalizzare questa situazione. L’accordo con la Tunisia sta dando i suoi frutti. Dopo di che dobbiamo dire che l’Italia ha bisogno di immigrati, ma non devono entrare con il permesso della mafia dopo avere pagato una tangente; abbiamo bisogno di flussi regolari che possano compensare nell’immediato il preoccupante dato anagrafico in Italia dove non si fanno più figli”.


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