Altissima tensione e sommossa sfiorata, nel giorno di Santo Stefano, nel carcere minorile Malaspina di Palermo.
Lo denuncia il sindacato autonomo Polizia penitenziaria, per voce di Paolo La Corte, segretario locale Sappe: “Nel pomeriggio, un folto gruppo di detenuti nordafricani ed arabi si sono resi protagonisti di più atteggiamenti aggressivi verso il personale di Polizia penitenziaria, pretendendo tabacco e giochi da tavolo, minacciando gli agenti, dicendo di essere vittime di razzismo (calunnia assolutamente falsa e ignobile!) e dando anche fuoco a suppellettili varie. I detenuti si sono barricati anche nel corridoio, pretendendo di fare socialità tutti insieme in un solo locale, a grande discapito della sicurezza. Ben poco ha potuto fare l’opera di mediazione degli agenti di Polizia penitenziaria che, seppur in poche unità, hanno saputo fronteggiare la tensione che montava sempre più. L’intervento di un ispettore, d’intesa con il direttore che ha autorizzato di dare ai detenuti buste di tabacco, ha calmato un po’ le acque, ma la realtà è che c’è un fuoco che soffia sotto la cenere. Siamo alla follia: adesso siamo arrivati al punto che i detenuti minacciano di sfasciare letteralmente le carceri se non vengono assecondate le loro richieste, specie quando sono assurde e senza senso come avvenuto al Malaspina!”.
Donato Capece, segretario generale del sindacato autonomo Polizia penitenziaria Sappe, mette sotto accusa tutti coloro che tendono sempre a sminuire i gravi fatti che accadono nelle carceri: “Per loro, nelle carceri siciliane e italiane non succede mai nulla, sarebbero tutte “ragazzate”. Non vedono le risse, i ferimenti e le colluttazioni in cui spessissimo a subire è il personale di Polizia penitenziaria. Difendono Caino a scapito di Abele. Ignorano o fingono di ignorare”, conclude “il duro e difficile lavoro del poliziotto penitenziario, svolto da donne e uomini che pressoché quotidianamente hanno a che fare con detenuti che mettono a repentaglio l’ordine e la sicurezza della sezione detentiva, che si confrontano a detenuti con in mano una o più lamette intrise di sangue, o con una padella piena di olio bollente tra le mani pronta per essere buttata in faccia all’operatore, o con un piede di tavolino in mano pronto ad essere scagliato contro un poliziotto: gravi eventi che accadono anche quando loro sono nella tranquillità serale o notturna di casa”.
© Riproduzione riservata - Termini e Condizioni
Stampa Articolo
© Riproduzione riservata - Termini e Condizioni