La gup del tribunale di Palermo, Antonella Consiglio, ha condannato a 7 anni e 4 mesi Marco Cucina, il giovane accusato di avere sparato sei colpi di pistola in aria, nella notte del 10 dicembre 2023. Con lui sono stati condannati solo per rissa Salvatore Emanuele, che ha avuto 3 anni e 6 mesi, e Salvatore Miceli, al quale sono stati inflitti due anni. Accolte quasi del tutto le richieste del pm Giulia Beux.
L’azione più grave – ripresa da un video amatoriale – era stata commessa da Cucina nel cuore della movida palermitana, in via Isidoro La Lumia, ed era giunta al culmine di una rissa tra due gruppi di persone provenienti da quartieri diversi, lo Sperone e la Zisa. Marco Cucina aveva pensato bene di interrompere gli scontri, che volgevano al peggio per il suo gruppo, con gli spari in aria, guadagnandosi così il soprannome di ‘pistolero’ di via La Lumia. Sfuggito in un primo momento alla cattura, era stato arrestato due mesi dopo e ora il giudice gli ha applicato il decreto Caivano: nonostante gli sconti di un terzo della pena, previsti per l’abbreviato, la condanna è così molto severa. Gli spari avevano infatti provocato il panico e la fuga precipitosa di decine di giovani che, nonostante l’ora più che tarda (l’una e trenta del mattino) affollavano quella zona.
La sentenza arriva a due giorni di distanza da un’altra condanna a 12 anni di carcere per Matteo Orlando, il giovane – oggi diciottenne – accusato di avere ucciso, la notte tra il 20 e il 21 dicembre 2023, Rosolino ‘Lino Celesia, ex calciatore di 22 anni, con due colpi di pistola, al culmine di un’altra rissa alla discoteca Notr3 di via Pasquale Calvi, a poche decine di metri dal luogo della prima sparatoria.
Le due vicende, avvenute a meno di due settimane di distanza, avevano scosso profondamente la città. La difesa di Cucina (avvocato Riccardo Bellotta) aveva chiesto la derubricazione dell’accusa e l’applicazione al suo cliente dell’articolo 703 del codice penale, che punisce l’uso improprio di armi in pubblico, ma il gup ha applicato il più severo articolo 421 bis, introdotto dal decreto Caivano, che colpisce severamente comportamenti come quelli dell’imputato principale del processo.
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