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Stupro a Palermo, branco alla sbarra: sì abbreviato, ma vogliono ascoltare nuovamente la vittima

Sono 11 le parti civili

Sono dieci, oltre al Comune di Palermo, le possibili parti civili del procedimento che si apre oggi e che vede coinvolti sei dei sette giovani accusati dello stupro di gruppo ai danni di una loro coetanea, oggi ventenne: si tratta di associazioni che vogliono partecipare intanto all’udienza preliminare, in corso davanti al gup del Tribunale di Palermo Cristina Lo Bue. Il giudice valuterà le istanze e deciderà sulle ammissioni il 29 aprile. L’udienza riguarda l’episodio del 7 luglio al Foro Italico di Palermo: in un cantiere abbandonato, sette giovani violentarono l’amica di uno loro, filmandola e facendo girare i video. Oltre al Comune si sono presentate Mete Aps, Millecolori onlus, Associazione nazionale donne in rete, Le Onde, Biblioteca delle donne, Insieme a Marianna, Emily, Mezzocielo, Contro tutte le violenze, La Casa di Venere. Non era presente la vittima che si trova in una struttura protetta. Già condannato a 8 anni e 8 mesi dal Tribunale dei minorenni l’unico del gruppo che all’epoca nona ancora maggiorenne.

L’udienza preliminare non è finita: i difensori dei sei imputati, presunti componenti del branco che stuprò una ragazza di diciannove anni al Foro Italico, il 7 luglio dell’anno scorso, hanno chiesto l’abbreviato condizionato a una nuova audizione della vittima, già ascoltata dal Gip di Palermo Clelia Maltese in incidente probatorio, due mesi fa. Ora, davanti al Gup Cristina Lo Bue, Elio Arnao, Cristian Barone, Gabriele Di Trapani, Angelo Flores, Samuele La Grassa, Christian Maronia, vorrebbero che alla “persona offesa” (che ha chiesto di costituirsi parte civile, come il Comune di Palermo e dieci associazioni che sostengono le donne) venissero poste nuove domande sulla base di alcune acquisizioni, soprattutto audio e “vocali” provenienti da terze persone, trovati dagli avvocati.

Il materiale reperito dalle difese, già in un’udienza stralcio, non era stato ammesso fra le carte del procedimento, ma i legali insistono perché la ragazza venga riascoltata anche in relazione a una serie di circostanze che emergerebbero – a loro avviso – da atti depositati durante le indagini, video tratti da telecamere di sorveglianza che dimostrerebbero come la giovane avesse seguito senza protestare né rivolgersi alle tante persone incontrate lungo il percorso, coloro che sarebbero diventati i suoi aggressori. L’obiettivo è dimostrare che lei stessa avesse ingenerato la convinzione, negli imputati, di essere “disponibile” a fare sesso con tutti e sette, i sei maggiorenni e un altro ragazzo all’epoca diciassettenne, ma che ha compiuto i 18 anni pochi giorni dopo il 7 luglio e che è già stato condannato a 8 anni e 8. La linea difensiva finora non ha pagato: proprio l’ex minorenne, Riccardo Parrinello, ha avuto otto anni e otto mesi dal Gup del tribunale dei minori Maria Pino, otto mesi in più rispetto alla richiesta del pm Gaetano Guardì. L’udienza preliminare che si tiene dal Gup Lo Bue è stata rinviata al 29 aprile. Se il giudice non ammetterà l’abbreviato condizionato gli imputati dovranno scegliere se fare l’abbreviato “secco” o l’ordinario. Il rito speciale prevede uno sconto di pena di un terzo, l’unico di cui ha fruito Parrinello, nei cui confronti è stato applicato il trattamento sanzionatorio meno pesante, previsto per i minori, ma che ha riportato una condanna comunque molto severa. Sia i maggiorenni sia il settimo imputato si trovano detenuti in carcere.


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