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Stupro a Palermo, la giovane trasferta in una comunità protetta. E il Garante apre istruttoria per la diffusione del suo nome

Nel centro - attrezzato per casi come il suo - le sarà offerta anche la possibilità di lavorare

I segnali preoccupanti lanciati dalla diciannovenne stuprata a Palermo hanno avuto un’immediata ripercussione: la giovane, questo pomeriggio, è stata trasferita in una comunità protetta, fuori dal capoluogo siciliano, da carabinieri e assistenti sociali. Nel centro – attrezzato per casi come il suo – le sarà offerta anche la possibilità di lavorare.

Il Garante per la protezione dei dati personali ha reso noto di aver avviato un’istruttoria nei confronti dei siti che hanno diffuso le generalità della vittima della violenza sessuale di gruppo Palermo. L’Autorità, si legge in una nota, si riserva di adottare i provvedimenti ritenuti necessari e di informarne l’autorità giudiziaria per le valutazioni di competenza.

Nonostante le regole deontologiche dei giornalisti impongano chiaramente di rappresentare fatti di cronaca di questa gravità senza indugiare in dettagli che possano portare a individuare le vittime di violenza, spiega il Garante per la Privacy, si sono registrati diversi casi in cui l’informazione è stata da subito caratterizzata da un eccesso di particolari e da una morbosa attenzione sulla vicenda.

Per tali motivi l’Autorità nei giorni scorsi ha emanato specifici provvedimenti di avvertimento volti a richiamare l’attenzione sull’esigenza di rispettare i parametri normativi a difesa delle vittime di violenza sessuale. La diffusione dei dati personali della ragazza, ha ricordato il Garante, oltre che in contrasto con la normativa in materia di protezione dei dati personali, viola un preciso precetto penale (art. 734 bis c.p.).

L’Autorità ha evidenziato inoltre il rischio che la pubblicazione dei nomi e cognomi dei violentatori finisca per rendere comunque identificabile in via indiretta la ragazza. Il Garante ha richiamato quindi nuovamente tutti gli operatori dell’informazione e, più in generale, chiunque ritenga di occuparsi pubblicamente della vicenda, ad astenersi dall’ulteriore divulgazione delle generalità della vittima e ad adottare forme di comunicazione coerenti con la tutela della dignità della persona, evitando di aggiungere – seppur involontariamente – violenza a violenza.


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