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Stupro a Palermo, un arrestato chiede la libertà e cambia avvocato

L'avvocato Alessandro Musso ha infatti rinunciato al mandato difensivo nei confronti del giovane indagato, in carcere dal 18 agosto con l'accusa di essere uno dei sette stupratori della diciannovenne abusata al Foro Italico, nel capoluogo siciliano

Nel giorno dell’udienza di fronte al tribunale del riesame, i parenti di Christian Maronia si sono presentati al palazzo di giustizia di Palermo con un nuovo legale, l’avvocato Giuseppe Farina, che ha partecipato all’udienza senza però sciogliere definitivamente la riserva sull’accettazione dell’incarico. L’avvocato Alessandro Musso ha infatti rinunciato al mandato difensivo nei confronti del giovane indagato, in carcere dal 18 agosto con l’accusa di essere uno dei sette stupratori della diciannovenne abusata al Foro Italico, nel capoluogo siciliano.

Maronia, figlio di un fruttivendolo di via Montalbo, aveva inizialmente nominato un altro legale: anche lui aveva rinunciato, addirittura prima di iniziare. Il rapporto di fiducia tra professionisti e clienti, in una vicenda come questa, è tutt’altro che semplice. I legali – diversamente da quanto normalmente accade in casi di grande risonanza come questo – non tengono affatto a far sapere, sui media, di essere i difensori e comunque faticano a far comprendere che la strategia di contrattacco nei confronti della vittima rischia di pagare poco – e anzi di essere controproducente – in termini processuali.

La diciannovenne, che ieri aveva pubblicato su Instagram un post ritenuto preoccupante, è stata trasferita in una comunità. L’udienza riguardante Maronia si è chiusa e la decisione dovrebbe arrivare in questi giorni. All’interrogatorio di garanzia l’indagato aveva ammesso in lacrime i fatti, sostenendo che la ragazza era però consenziente. Lo stesso giorno in cui il Gip Marco Gaeta lo aveva sentito, erano stati pubblicati sui social alcuni suoi video: un fake, avevano sostenuto i familiari, che avevano presentato una denuncia. Nelle immagini, Maronia ripeteva le proprie tesi difensive, come se il video fosse stato confezionato prima dell’arresto.


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