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Stupro a Palermo, uno degli indagati filmava e inviava in diretta i file video

E' l'esito della consulenza tecnica agli atti dell'inchiesta

Angelo Flores, uno dei giovani indagati con l’accusa di aver fatto parte del branco di Palermo, durante lo stupro chattava e mandava i file video che stava riprendendo in diretta. È l’esito della consulenza tecnica agli atti dell’inchiesta con sette indagati (sei maggiorenni e un minorenne all’epoca dei fatti), nell’ambito della quale il 3 ottobre la vittima – una ragazza di 19 anni – sarà sentita in incidente probatorio dal Gip del tribunale Clelia Maltese. Il consulente dei pm, Manolo Belmonte, ha recuperato i file, anche se cancellati, dalla memoria dello smartphone di Flores e questa diventa la prova regina contro il branco. Le riprese confermano i fatti così come raccontati dalla giovane sottoposta ad abusi brutali. L’invio ad amici era stato riferito dallo stesso Flores in alcune chat recuperate sempre dal suo cellulare, benché anch’esse cancellate, in cui di fatto ammetteva l’accaduto.

Lo stupro avvenne in un cantiere abbandonato, nella notte tra il 6 e il 7 luglio. I destinatari dei file sono amici estranei alla vicenda e non indagati. Nel cellulare c’erano anche altri video di rapporti sessuali consensuali tra Flores e la giovane, con cui aveva avuto un flirt. Mentre il consenso – di cui parlano i sette indagati nelle loro dichiarazioni – non emerge affatto da quanto emerge dai video. Il consulente ha recuperato anche alcuni messaggi audio inviati da Flores nei momenti concitati e drammatici dell’aggressione sessuale: «Niente, cucì (cugino nel senso di amico, ndr) qua stiamo facendo un bordello» e in sottofondo si sentivano «le urla di una ragazza e diverse voci di ragazzi», scrive nella relazione il consulente.


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