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Suicida a 17 anni dopo un video porno, chiesti 4 rinvii a giudizio

Due le aggravanti contestate: l'avere realizzato i video con una minore di 16 anni e l'averlo commesso "in più persone riunite"

Morta suicida a 17 anni poco meno di due anni dopo essere stata costretta a fare sesso di gruppo mentre venivano filmate le scene. La tragedia della ragazzina, il cui corpo senza vita è stato trovato alla Rupe Atenea dove si era lanciata nel vuoto dopo avere annunciato il gesto con un lungo e straziante post pubblicato su facebook, approda in aula per l’udienza preliminare. Il 4 ottobre, davanti al gup di Palermo Marco Gaeta, si aprirà l’udienza preliminare per i due maggiorenni coinvolti nell’inchiesta.

La squadra mobile, indagando sull’annunciato suicidio, avvenuto il 18 maggio del 2017, dopo avere scartato alcune piste come, ad esempio, quella delle sette sataniche, è risalita ad alcuni video che immortalavano la diciassettenne, due anni prima, mentre faceva sesso di gruppo con quattro ragazzi, di cui due all’epoca minorenni. I quattro giovanissimi – è l’atto di accusa dei pm della procura di Palermo Luisa Bettiol e Giulia Amodeo – avrebbero abusato delle sue condizioni di inferiorità fisica e psichica “legata al consumo di sostanze alcoliche”. Alla ragazza sarebbe stato intimato di restare ferma e non si sarebbero fermati neppure davanti al suo espresso rifiuto avendo la quindicenne, sostiene l’accusa, pronunciato frasi dal contenuto inequivocabile. “Non voglio”, “non posso”, “mi uccido”, “no, ti prego, mi sento male”.

Nonostante la ragazza avesse manifestato apertamente il suo dissenso i quattro giovani, a turno, l’avrebbero costretta a subire un rapporto sessuale completo e un rapporto orale mentre la scena veniva filmata con il telefonino. All’accusa di violenza sessuale di gruppo ai danni di minore si aggiunge quella di produzione di materiale pedopornografico: ed è questa l’ipotesi di reato che ha fatto scattare la competenza della procura di Palermo alla quale i colleghi di Agrigento hanno trasmesso gli atti. Ai quattro indagati si contesta di avere realizzato e prodotto materiale pedopornografico con una quindicenne costretta “con violenza e abuso” a subire i rapporti.

Due le aggravanti contestate: l’avere realizzato i video con una minore di 16 anni e l’averlo commesso “in più persone riunite”. Per i due ragazzi di 26 e 27 anni, che hanno nominato come difensori gli avvocati Daniela Posante e Antonio Provenzani, la vicenda approda all’udienza preliminare, mentre per i due minorenni sta procedendo la procura minorile.


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