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“Ti bruciamo locale e ti facciamo uccidere”, condannati in tre

L'episodio al centro del procedimento sarebbe avvenuto il 28 agosto del 2022

Minacciato e picchiato selvaggiamente perché non aveva pagato un connazionale che aveva lavorato nel suo negozio di kebab: il giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Agrigento, Giuseppa Zampino, condanna i tre imputati bangladesi, ma cade l’accusa di tentata estorsione che viene riqualificata in “esercizio arbitrario delle proprie ragioni con violenza”. Sei mesi e 20 giorni di reclusione sono stati inflitti a due imputati, 4 mesi a un terzo che rispondeva solo di lesioni. L’episodio al centro del procedimento sarebbe avvenuto il 28 agosto del 2022 all’interno dell’attività di corso Umberto, a Licata.

“Dacci 50 euro a settimana, altrimenti ti incendiamo il locale e mandiamo un nostro amico a ucciderti”, gli avrebbero detto. Al rifiuto del commerciante pakistano i tre lo avrebbero brutalmente picchiato a calci facendolo finire in ospedale. La difesa, con l’avvocato Gianfranco Pilato, ha chiesto il giudizio abbreviato con la condizione di sentire un testimone e gli stessi imputati. La loro versione è sempre stata quella che si sarebbero soltanto prestati per sollecitare il pagamento di un loro connazionale che aveva lavorato alle dipendenze del commerciante ma senza commettere alcuna violenza.Tesi alla quale non ha creduto il giudice che li ha condannati, ritenendo tuttavia vera la storia del pagamento non onorato da parte della vittima. Il pubblico ministero Maria Barbara Grazia Cifalinò aveva chiesto, per la accuse originarie di tentata estorsione, tre condanne da 6 mesi a 2 anni di reclusione.


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