Un “tappo” da 600mila euro al mercato ortofrutticolo di Vittoria: una presunta truffa che ha colpito almeno 17 concessionari di box che hanno deciso di inviare un esposto alle autorità. E poi un altro da 100mila euro: ortofrutta comprata e non pagata, a distanza di mesi. In base all’esposto, lo schema sarebbe stato attuato da due soggetti che avrebbero acquistato merce, dapprima non in grandi quantità, sfruttando il buon nome di una società affidabile per carpire la fiducia dei venditori.
Pagamenti puntuali nei primi periodi, poi una volta acquisita la fiducia, sarebbero iniziati gli acquisti “in proprio” o con un’altra società di facciata e senza beni da poter eventualmente bloccare a garanzia dei pagamenti che non vengono più effettuati, a fronte di merce acquisitata anche in quantitativi consistenti. Prima qualche ritardo – “un momento di difficoltà”, la giustificazione – poi qualche assegno a garanzia – “ma non lo cambiare ancora perché i fondi a copertura stanno per arrivare” – e per finire, la sparizione dei compratori truffaldini.
Quando la situazione inizia a procurare i primi danni, i concessionari dell’ortomercato di Vittoria cominciano a parlare tra di loro. Ne segue una assemblea urgente per verificare la situazione, ed evitare che peggiori. Non è un problema singolo; il “buco” interessa oltre il 25 per cento dei titolari dei box. In 17 decidono di presentare un esposto; per 13 di loro le somme non incassate superano di gran lunga i 20mila euro. Nel frattempo un’altra truffa raggiunge altri due titolari di box. Il riverbero sui produttori e l’indotto, che include tutta la filiera, inizia a farsi sentire. Da anni si discute di correttivi e misure da mettere in atto per arginare il fenomeno che appare quasi come una perdita “fisiologica” da segnare nei bilanci societari e che colpisce indistintamente tutte le attività.
Su un altro fronte invece si sta operando: è quello delle frodi alimentari: stata concessa, dal Comune di Vittoria, una sede all’interno del mercato ortofrutticolo, in comodato d’uso gratuito per 6 anni, all’Icqrf (Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari) istituzione che dipende dal Masaf (Ministero dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste).
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