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Truffa per false assunzioni al Comune di Palermo, 4 condanne. C’è anche un consigliere comunale in carica

A far scattare i controlli delle Fiamme gialle il fatto che le assunzioni da parte di privati fossero state successive alle loro elezioni a Palazzo delle Aquile, cosa che aveva suscitato dubbi e sospetti

A distanza di tre anni da quando fu aperta l’inchiesta, il gup del tribunale di Palermo Nicola Aiello ha condannato a un anno e quattro mesi ciascuno, pena sospesa, un consigliere in carica al Comune di Palermo, Mimmo Russo, assieme a un ex componente dell’assemblea di Sala delle Lapidi, Giovanni Geloso, alla sorella di quest’ultimo, Antonia, e all’amministratore di due associazioni, Daniela Indelicato.

L’accusa è di truffa aggravata e falso, per avere ricevuto senza titolo dal Comune quasi 200 mila euro di rimborsi (136 mila solo Girolamo, detto Mimmo, Russo): somme collegate a rimborsi alle aziende private di cui i due esponenti politici risultavano dipendenti. In realtà, secondo la Procura, le assunzioni sarebbero state fittizie e finalizzate esclusivamente alla richiesta dei rimborsi, ammessi da una legge della Regione, la 30 del 2000, al Comune del capoluogo siciliano. Antonia Geloso, 55 anni, amministrava la Set Sistemi elettrici tecnologici srl e avrebbe assunto il fratello Giovanni, oggi di 48 anni, mentre questi era in carica al Consiglio comunale (nel periodo 2012-2017), mentre Daniela Indelicato, 39 anni, sarebbe stato il datore di lavoro, con le associazioni Fenalca interprovinciale e Ampi interprovinciale di Mimmo Russo, 67 anni, che è anche leader storico dei precari palermitani.

L’indagine, coordinata dal procuratore aggiunto Sergio Demontis e dal pm Francesca Mazzocco, era stata condotta dal Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza che hanno indagato per truffa e falso Girolamo Russo, 64 anni, conosciuto in città come “Mimmo”, consigliere al Comune di Palermo per Fratelli d’Italia, con una lunga militanza nella destra cittadina. Nell’aprile del 2019 ai quattro indagati, poi divenuti imputati e oggi condannati, fu fatto un sequestro per equivalente di circa 200 mila euro, ovvero l’importo che avrebbero incassato illecitamente. I rimborsi venivano erogati dal Comune di Palermo a fronte delle giornate di assenza dal lavoro, maturate dai consiglieri comunali per la partecipazione a riunioni e commissioni consiliari.

A far scattare i controlli delle Fiamme gialle il fatto che le assunzioni da parte di privati fossero state successive alle loro elezioni a Palazzo delle Aquile, cosa che aveva suscitato dubbi e sospetti. Erano stati acquisiti così documenti fiscali e bancari ed erano stati pure interrogati i colleghi di lavoro (quanto mai presunti) di Russo e Geloso. Tranne un paio di eccezioni, tutti avevano detto di non avere mai lavorato con loro. Stando agli accertamenti della Finanza, Geloso è risultato essere stato assunto nel gennaio 2015 con contratto a tempo indeterminato dalla Sistemi elettrici tecnologici srl e, a fronte di tale rapporto, la Set aveva richiesto e ottenuto dal Comune di Palermo il rimborso di circa 60 mila euro. Russo invece, era risultato dipendente della Fenalca interprovinciale Sicilia da luglio 2012 e dell’Ampi interprovinciale di Palermo da ottobre 2013. Per quest’ultimo rapporto di lavoro erano stati erogati rimborsi per circa 136 mila euro. Anche in questo caso le dichiarazioni dei dipendenti erano state fondamentali per accertare che in realtà il leader dei precari non aveva mai lavorato per l’associazione. Per la Fenalca era già tutto prescritto già nel 2019.


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