La corsa al volante in piena notte sotto l’effetto di alcol e droga, lo schianto in curva e la tragedia. Due anni dopo l’incidente è arrivato il verdetto di primo grado: il gup del tribunale di Agrigento, Stefano Zammuto, ha inflitto quattro anni di reclusione a Maurizio Modica, l’automobilista di 51 anni accusato di omicidio stradale in seguito alla morte del trentaduenne Giuseppe Terrosi, seduto nel sedile posteriore della Peugeot 207, che si è schiantata contro un muro nella notte fra il 21 e il 22 febbraio del 2020.
La pena, superiore di sei mesi rispetto alla richiesta del pubblico ministero Sara Varazi, è ridotta di un terzo per effetto del rito abbreviato chiesto dal difensore, l’avvocato Teresa Alba Raguccia. L’imputato, secondo quanto ha accertato una doppia consulenza disposta dalla Procura, guidava con un tasso alcolico di cinque volte superiore alla norma, aveva assunto sostanze stupefacenti e ha superato di 20 chilometri orari il limite, fissato in 30, con cui ha percorso la curva in via Teatro Tenda, traversa del viale Cavaleri Magazzeni.
La circostanza gli avrebbe fatto perdere il controllo della Peugeot 207 che ha urtato contro il muro. Nell’impatto Terrosi, seduto nel sedile posteriore dell’auto, ha battuto la testa morendo sul colpo. Restarono feriti lo stesso Modica e gli altri due amici, fra cui una ragazza ventenne, che si trovavano nell’auto. I familiari di Terrosi, assistiti dall’avvocato Daniela Posante, si sono costituiti parte civile e hanno già ottenuto il risarcimento. Un elemento sottolineato nella consulenza tecnica, redatta dall’ingegnere Venero Torrisi per conto della Procura, è il mancato utilizzo della cintura di sicurezza anche se la regola che prevede l’obbligo di indossarla anche ai passeggeri che viaggiano nei sedili posteriori, di fatto, è disapplicata da tutti. Neppure gli altri due feriti la indossavano. In sostanza, secondo il consulente del pm, probabilmente Terrosi sarebbe rimasto vivo e gli altri due passeggeri, con cui avevano trascorso insieme la serata in un locale di San Leone, non sarebbero rimasti feriti se l’avessero indossata tutti.
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