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Uccise la compagna per “stress da Covid”, al processo bis chiesti 24 anni

Il processo prosegue il 28 novembre

Condanna a 24 anni di carcere. Questa la richiesta dell’accusa nel processo bis apertosi oggi per il femminicidio di Lorena Quaranta, la studentessa in Medicina, originaria di Favara in provincia di Agrigento, uccisa a Furci Siculo, nel Messinese, il 31 marzo del 2020, in pieno Covid. Il processo è a carico dell’infermiere calabrese Antonio De Pace, fidanzato di Lorena, e si svolge davanti ai giudici della Corte d’assise d’appello di Reggio Calabria a seguito della decisione della Cassazione che aveva annullato con rinvio, limitatamente all’applicabilità delle attenuanti generiche, la condanna all’ergastolo inflitta al giovane, in riferimento a un presunto ‘stress da Covid’.

Nelle motivazioni con cui aveva annullato con rinvio la condanna, la Cassazione spiegava: “Deve stimarsi che i giudici di merito non abbiano compiutamente verificato se, data la specificità del contesto, possa, ed in quale misura, ascriversi all’imputato di non avere efficacemente tentato di contrastare lo stato di angoscia del quale era preda e, parallelamente, se la fonte del disagio, evidentemente rappresentata dal sopraggiungere dell’emergenza pandemica; con tutto ciò che essa ha determinato sulla vita di ciascuno e, quindi, anche dei protagonisti della vicenda, e, ancor più, la contingente difficoltà di porvi rimedio costituiscano fattori incidenti sulla misura della responsabilità penale”.

Oggi la richiesta della condanna a 24 anni ha quindi segnato l’apertura del processo bis, con il riconoscimento dell’equivalenza delle attenuanti alle aggravanti. La conferma dell’ergastolo è stata sollecitata, invece, dagli avvocati di parte civile Giuseppe Barba di Agrigento, Cettina Miasi e Cettina La Torre del Foro di Messina. Sono interventi gli avvocati della difesa Salvatore Staiano di Catanzaro, Bruno Ganino di Vibo Valentia, che hanno chiesto la riduzione di pena.

Il processo prosegue il 28 novembre.


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