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“Vediamo chi vince, poi ci si porrà il problema”, il caso Siciliano è già al Viminale

La campagna elettorale è stata segnata da un botta e risposta tra i due candidati sulla legge Severino

Da oggi Acireale, comune di media grandezza nel Catanese, rappresenta un caso allo studio del Viminale. “Vediamo innanzitutto se i cittadini lo eleggono, dopodiché ci si porrà il problema”, ha detto venerdì scoro il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, presiedendo in prefettura a Catania il Comitato per la sicurezza e l’ordine pubblico, rispondendo in una conferenza stampa sul destino politico di Roberto Barbagallo, condannato in primo grado a un anno e quattro mesi per presunte richieste illecite a un ambulante.

La campagna elettorale è stata segnata da un botta e risposta tra i due candidati sulla legge Severino, che per Nino Garozzo, ex sindaco anche lui e rivale di Barbagallo, avrebbe ricadute in grado di fermare l’attività amministrativa di una giunta guidata da Barbagallo. Nel pieno delle polemiche è piovuta sul capo di quest’ultimo una nuova informativa della polizia, che gli addebita relazioni con esponenti della criminalità organizzata.

“Esistono garanzie da tutto il sistema delle prefetture e del ministero dell’Interno e su tutto il territorio nazionale non c’è timore che ci possa essere un abbassamento dell’attenzione”, ha precisato Piantedosi.

“Vediamo – ha aggiunto – innanzi tutto chi vince e poi vediamo se ci sono i presupposti per quello che si potrà fare. La prefettura di Catania offre il massimo delle garanzie affinché ci possa essere la massima attenzione su questo tipo di problema”.


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