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Vertenza Ast, i sindacati: “Cresce la preoccupazione”

"Le ripetute determinazioni assunte dal cda dell’Azienda Siciliana Trasporti, ultime l’abbandono dei servizi urbani di Bagheria ed ora di Paternò, comunità ad altissime densità abitative rispettivamente delle cinture di Palermo e Catania, alimentano ancor più le preoccupazioni che queste organizzazioni sindacali hanno con continuità manifestato nelle sedi opportune anche istituzionali"

“Le ripetute determinazioni assunte dal cda dell’Azienda Siciliana Trasporti, ultime l’abbandono dei servizi urbani di Bagheria ed ora di Paternò, comunità ad altissime densità abitative rispettivamente delle cinture di Palermo e Catania, alimentano ancor più le preoccupazioni che queste organizzazioni sindacali hanno con continuità manifestato nelle sedi opportune anche istituzionali”.

Lo affermano i segretari generali di Filt Cgil, Fit Cisl e il Commissario straordinario Uiltrasporti. “Le ‘necessarie’ esigenze di economicità, più volte palesate dall’azienda Ast  mal si conciliano con l’essenziale diritto alla mobilità dei cittadini soprattutto in una Società della Regione Sicilia. Tali improvvide determinazioni – continuano – senza peraltro l’ausilio preventivo di un ampio tavolo tecnico di confronto tra Regione, Comuni interessati, Azienda e parti sociali, acuisce ancor più le lecite preoccupazioni dei lavoratori, in particolare di quelli in somministrazione, tra l’altro ultimamente evidenziate in una nota inviata in Assessorato regionale infrastrutture il 21 novembre.  Inoltre, non é ancora stato presentato e condiviso alcun piano industriale.  In ragione di ciò, nel fare nostre anche le preoccupazioni dei Sindaci e delle comunità oggetto dei provvedimenti unilaterali, le scriventi Organizzazioni Sindacali attiveranno ogni strumento utile per traguardare l’incontrovertibile esigenza alla mobilità del cittadino, soprattutto in un momento di gravi disagi economici, cui si accomunano le crescenti preoccupazioni del lavoratori Ast, sicuramente l’anello più debole di tutta la catena”, concludono Grasso, Giordano e Di Cristina.


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