Dopo una maratona durata 19 ore, l’Assemblea regionale ha approvato la legge di stabilità per il 2023: 35 i voti a favore e 22 i contrari.
Il voto finale è arrivato dopo il via libera a due maxi-emendamenti e a un lungo elenco di norme aggiuntive.
Al termine di una seduta fiume, durata circa 20 ore, con 35 voti a favore e 22 contrari l’Aula ha approvato i due maxi emendamenti presentati dall’esecutivo: il primo caratterizzato da un taglio orizzontale di spesa del 10 per cento di tutti gli articoli dal 29 al 90 necessario per evitare l’impugnativa da Roma, come caldeggiato in una nota dal commissario dello Stato, e un secondo con norme coperte soprattutto con fondi extra-regionali e altre ancora senza impegno di spesa. E con la bocciatura – con voto segreto – di un emendamento presentato da Cateno De Luca, è stato confermato l’aumento in busta paga per i 70 deputati da 10.700 euro l’anno, legato all’adeguamento Istat.
Sforato, seppur di poche ore, l’obiettivo di approvare la manovra entro il 9 febbraio che il presidente dell’Ars, Gaetano Galvagno, in accordo con il governo, si erano prefissati. Una manovra che tra le misure principali vede per i Comuni 327 milioni dal Fondo per le autonomie locali (articolo 1), a cui si aggiungono altri 6 milioni per l’adeguamento delle indennità dei sindaci alle altre regioni d’Italia.
Terminate le operazioni di voto, a tenere banco a Sala d’Ercole è stata soprattutto la vicenda legata all’aumento degli stipendi dei deputati regionali. La manovra si basa su tre pilastri, ha detto l’assessore alle’Economia Marco Falcone: “la certezza dei conti, il sostegno all’economia della Sicilia, l’ascolto di tutte le forze politiche e sociali. Non c’è un solo ambito socio-economico che non viene toccato dall’iniziativa della Regione Siciliana, in una logica interventista ed espansiva: occupazione, imprese, sanità, disagio sociale, famiglie, precari. E ancora investimenti su trasporti, turismo, sport e cultura. Nei prossimi giorni il via alle prime misure”.
E dopo il clamore suscitato dalla norma approvata martedì scorso – l’adeguamento Istat delle indennità per i 70 parlamentari siciliani si traduce in circa 890 euro in più al mese in busta paga – il Parlamento in un primo momento ha tentato di fare dietrofront, ma senza troppa convinzione. Dopo un acceso dibattito, infatti l’Assemblea ha respinto con voto segreto (su richiesta di Gianfranco Miccichè) l’emendamento, che prevedeva l’abrogazione della norma, presentato da Cateno De Luca che alla fine si astenuto assieme ai suoi due gruppi parlamentari (Sicilia Vera e Sud Chiama Nord).
L’emendamento, al ddl stabilità in discussione, era stato presentato alla luce delle polemiche per gli 890 euro lordi in più in busta paga che gli onorevoli percepiranno quest’anno.
“Dopo oltre dieci anni, la Regione può contare su una manovra finanziaria operativa già ai primi giorni mese del febbraio. Un primo grande traguardo che rappresenta un cambiamento della linea di tendenza nel rispetto dei tempi procedurali: un fatto di sostanza e non solo di forma. Uno strumento contabile esecutivo, infatti, consente all’amministrazione regionale di potere lavorare con serenità senza dover fare ricorso all’utilizzo dei dodicesimi, a causa dell’esercizio provvisorio. Nel pomeriggio, inoltre, la giunta approverà il bilancio consolidato 2021 che consentirà di liberare ulteriori risorse a favore dei cittadini – – dichiara il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani, commentando l’approvazione da parte dell’Ars, all’alba di oggi, della legge di Bilancio e di quella di Stabilità – Una manovra finanziaria che guarda al sociale, alla tenuta dei conti, alla crescita e allo sviluppo dell’Isola. Una legge di Stabilità nella quale abbiamo previsto risorse per i danni dovuti alle calamità naturali, per gli indigenti e per numerose categorie di lavoratori. È, comunque, solo un primo passo di un percorso che proseguirà nei prossimi cinque anni. Voglio ringraziare, per il lavoro certosino e di sintesi fatto in pochissimo tempo l’assessore all’Economia Marco Falcone, il presidente Dario Daidone e tutti i componenti della commissione Bilancio. Un apprezzamento, inoltre, voglio rivolgerlo anche al presidente dell’Ars Gaetano Galvagno per l’oculata e garantista gestione dell’Aula e a tutte le forze politiche, di maggioranza e di opposizione, che con senso di responsabilità hanno approvato una manovra nei termini temporali che ci eravamo dati”.
“Un’accozzaglia di norme senza visione e senza coraggio. Abbiamo lavorato tanto per migliorare un testo cui, evidentemente non credevano nemmeno i partiti della maggioranza, vista la valanga di emendamenti che hanno presentato. Nella manovra solo mancette ai Comuni, il taglio dei fondi per le vittime di violenza, e l’assurda mancanza di una norma per sbloccare i crediti edilizi incagliati nei cassetti fiscali delle aziende che avrebbero potuto dare un po’ di ossigeno ad un settore in ginocchio e a migliaia di famiglie quasi alla disperazione. A questo abbiamo cercato di mettere una pezza, prima con un emendamento, infine presentando un ordine del giorno per impegnare il governo a muoversi in questo senso”. Lo afferma il capogruppo del M5S all’Ars, Antonio De Luca, a commento del voto negativo del gruppo 5 stelle alla legge di stabilità.
“Abbiamo cercato, con i nostri emendamenti – continua Antonio De Luca – di migliorare la manovra e infatti sono molte le norme di rilievo da noi proposte e diventate leggi, mi riferisco, a quelle per le isole minori, quella che premia i Comuni che hanno contrastato strenuamente l’abusivismo edilizio, quella per garantire un contributo a chi installa impianti fotovoltaici o alle imprese che assumono over 45 o donne, e questo solo per fare qualche esempio. All’Ars va in scena la farsa, prima lo show di Cateno De Luca, che inneggia alla correttezza sua e dei suoi, e poi non vota, assieme ai deputati dei suoi gruppi, l’emendamento che avrebbe stoppato gli aumenti Istat, salvando di fatto l’aumento degli stipendi dei deputati Ars. La mancanza degli otto voti dei deputati di Sicilia Vera e Sud chiama Nord ha determinato la bocciatura dell’emendamento presentato dallo stesso Cateno De Luca, visto che la norma non è passata solo per 5 voti. É evidente a questo punto che l’azione fatta da Cateno De Luca era solo a scopo propagandistico e non mirava assolutamente a bloccare gli aumenti delle retribuzioni. Il bello è che nelle loro locandine i due gruppi asseriscono pomposamente che la vera opposizione sono loro: questa votazione perlomeno è servita a fargli buttare la maschera, speriamo serva anche ad aprire gli occhi ai siciliani”.
Altri 35 milioni di euro a valere sul Fondo delle autonomie locali, destinati a finanziare interventi in favore degli enti locali (articolo), include ristori per i danni causati dalle alluvioni dell’autunno 2021 (6 milioni di euro); 7 milioni per le spese di trasporto degli alunni pendolari; 4 milioni per le spese relative alle comunità alloggio per i disabili psichici; ancora, 5 milioni per le isole minori come contributo sulle spese per il trasporto dei rifiuti via mare; 2 milioni per gli enti virtuosi in materia di raccolta differenziata. Nuove risorse previste anche per alcune categorie ‘storiche’ di lavoratori come forestali (oltre 200 milioni per il 2023) e Asu (3,6 milioni per garantire l’aumento delle ore di lavoro settimanali).
Accanto a queste norme di carattere generale, tantissimi gli articoli destinati, tra le altre cose, ad accontentare le richieste specifiche dei territori, come esempio i 20 milioni per i comuni con sito Unesco, 400 mila euro per il convento della Basilica di San Francesco d’Assisi in Palermo, 10 milioni per interventi di ristrutturazione delle caserme dei carabinieri nei comuni montani siciliani, 10 milioni per “Area ad elevato rischio di crisi ambientale del comprensorio del Mela” (Condrò, Gualtieri Sicaminò, Milazzo, Pace del Mela, S.Filippo del Mela, Santa Lucia del Mela, San Pier Niceto), al fine di realizzare interventi di riqualificazione ambientale e rivitalizzazione urbana, 600 mila euro per il ripristino di aree colpite da frane a Polizzi Generosa. E ancora, 1,5 milioni destinati ai comuni per fronteggiare i danni derivanti dalla tromba d’aria del 30 settembre 2022 nella Valle del Belice, 300 mila euro per la ristrutturazione del Palazzetto dello Sport “Palacannavò” di Giarre, 500 mila euro al comune di Paternò per la progettazione e la riqualificazione del Palazzetto dello sport, 10 milioni in un “fondo famiglia” per sostenere i nuclei con almeno tre figli a carico (contributo annuale pari a mille euro) e quelle con lo sfratto amministrativo (una tantum di 5mila euro) e con un indicatore Isee non superiore a 10 mila euro.
Tra le pieghe della Finanziaria in discussione all’Ars un premio per i Comuni che hanno rispettato il dettato normativo, eseguendo nell’ultimo decennio almeno cento ordinanze di demolizione per edifici costruiti in zone di inedificabilità assoluta, o, comunque, “insistenti in aree con vincoli di inedificabilità discendenti da leggi nazionali o regionali o da strumenti di pianificazione territoriale”.
È quanto previsto dal comma 19 dell’articolo 2 della legge di stabilità che ha avuto il via libera oggi a Sala d’Ercole.
“Per questi enti virtuosi – dicono i parlamentari 5 stelle che hanno proposto la norma – è stata stanziata la somma di un milione di euro da ripartirsi proporzionalmente al numero di demolizioni eseguite”.
“Grazie ad una importante battaglia parlamentare del gruppo Pd all’Ars, nell’ambito dell’esame della finanziaria è stato istituito il ‘Fondo famiglia’ con il quale potrà essere erogato un contributo regionale di 1.000 euro per le famiglie a basso reddito con almeno tre figli a carico, ed altri 200 euro per ogni figlio in più oltre il terzo. Con lo stesso Fondo è previsto un contributo ‘una tantum’ per le famiglie in difficoltà sottoposte a sfratto esecutivo”. Lo dice Michele Catanzaro, capogruppo del Pd all’Ars, a proposito dell’approvazione dell’articolo 119 del testo della finanziaria in discussione a Sala d’Ercole.
“L’aumento delle indennità dei sindaci è un primo segnale positivo ma è chiaro che occorre fare di più”. A dichiararlo è Matteo Cocchiara presidente dell’Asael, Associazione siciliana amministratori enti locali sull’articolo della manovra varata ieri dal parlamento regionale.
“Da ciò che emerge le risorse stanziate non basterebbero a coprire l’intero fabbisogno di spesa e non si spiega se siano rivolte per la sola indennità dei sindaci rimanendo esclusi gli altri amministratori. Va detto inoltre che la misura non ha coperture nel triennio ma solo nell’anno corrente. È un primo passo – continua Cocchiara – ma è chiaro che occorre fare di più”.
Per il presidente dell’Asael non mancano le riserve anche sull’intenzione di finanziare il fondo investimenti ai Comuni con il Fsc, il fondo per lo sviluppo e la coesione. “Si rischia che per la spesa di risorse comunque esigue gli Enti debbano affrontare una burocrazia monstre qual è quella richiesta da questo tipo di fondi”.
Infine, Cocchiara condivide un giudizio generale sul metodo con cui si è sviluppata la manovra specie per ciò che riguarda la normativa sugli enti locali. “Riteniamo – conclude il presidente dell’Asael – che questa ‘precarietà’ sia la conseguenza dell’assenza dell’obbligatoria ed opportuna ‘concertazione’ che l’invocata istituzione del Consiglio regionale delle autonomie potrebbe garantire”.
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