Sette anni e 10 mesi di reclusione per un netturbino 55enne di Favara, arrestato il 10 gennaio del 2019 e poi tornato libero per scadenza dei termini, con le accuse di violenza sessuale e maltrattamenti ai danni della figlia. Sono stati inflitti dai giudici della seconda sezione penale, presieduta da Wilma Angela Mazzara, che ha pure deciso la condanna a 6 mesi di reclusione per tre familiari accusati di favoreggiamento. Fra le accuse a carico dell’imputato anche quella di avere colpito la figlia a calci e pugni per stordirla e violentarla. Gli abusi sarebbero avvenuti anche in presenza dei tre nipoti in tenera età o con la minaccia della pistola. L’arma, tuttavia, non è stata mai trovata.
La donna, dopo la separazione dal marito, era tornata a vivere dal padre insieme ai tre figli. In quel momento sarebbe iniziato l’incubo fatto di violenze sessuali, percosse e umiliazioni di ogni genere. A processo sono finiti anche la moglie e due cognati del principale imputato, accusati di favoreggiamento personale per avere mentito al pm durante le indagini con l’obiettivo di garantire l’impunità al presunto “mostro”. Nei loro confronti il pm Gloria Andreoli aveva chiesto la condanna a 9 mesi di reclusione; 9 anni era, invece, la richiesta per il principale imputato. Tre le ipotesi di violenza sessuale, maltrattamenti e lesioni contestate. Il 14 settembre del 2017, in particolare, sarebbe entrato nella stanza dove la ragazza dormiva con i figli, l’avrebbe colpita con schiaffi e pugni e l’avrebbe stordita scaraventandola per terra. Poi, dopo averla denudata, si sarebbe a sua volta spogliato e l’avrebbe violentata. Fu questo l’episodio che la spinse a denunciare tutto.
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